Lecco: influenza dimezzata, ma ancora tremila persone con virus respiratori

Quest’anno il “picco” è stato tardivo rispetto alla scorsa stagione e, di conseguenza, gli strascichi sono più duraturi e si stanno perpetuando anche in primavera

Lecco

L’influenza, quella “classica” si è oramai dimezzata. Il picco è stato raggiunto a fine gennaio-inizio febbraio ma è acqua passata. Nella quattordicesima settimana del 2025, l’ultima presa in esame dal rapporto Respirvirnet ex Influnet, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è in diminuzione e si mantiene ad un livello di “bassa” intensità avvicinandosi ai livelli di base. Ma nella scorsa stagione, in questa settimana, l’incidenza era già tornata ai livelli basali, invece, anche nel lecchese, ci sono circa 3mila persone con qualche malanno dovuto ai virus respiratori. Il che non è un bell’inizio di primavera. Questo perché il “picco” è stato tardivo rispetto alla scorsa stagione influenzale e, di conseguenza, gli strascichi sono più duraturi e si stanno perpetuando anche in una stagione, la primavera, che solitamente dava più spazio alle allergie (con raffreddori, starnuti, mal di testa, e via dicendo), rispetto alle sindromi parainfluenzali.

Lorenzo Colzani segretario provinciale della Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale), e medico di medicina generale dell’ambio di Bulciago-Nibionno-Costamasnaga, non ha dubbi: «La questione delle infezioni delle vie aree è ampia: c’è una destagionalizzazione assodata di queste infezioni. Il che influisce sulla nostra difficoltà di lavorare. Prima erano tutte concentrate da dicembre a marzo, mentre ora si vedono tutto l’anno. E durano parecchio o sono addirittura resilienti agli antibiotici con anche polmoniti “comunitarie”, ovvero insorte in comunità, non in ospedale, abbastanza gravi. Polmoniti serie, intendo. E tossi, con infezione delle vie aeree, ricorrenti».

L’estate scorsa, 2024, a luglio e agosto, c’erano tante infezioni. Fenomeno particolare: «I tamponi si fanno molto meno, ma erano quasi tutte Covid-negative. Il Covid, insomma, non c’entrava. Sono virali e anche se nessuna di queste l’ho vista finire male, di gente che è dovuta stare a casa una settimana ne ho vista parecchia e ne vedrò ancora tanta. Il cambio climatico e il post Covid hanno sicuramente influito. Non stiamo parlando di numeri eccezionali, ma di sintomatologie che una volta erano assolutamente minori e sicuramente meno gravi».

Bruno Fiorentino, medico di medicina generale a capo della cooperativa di medici “Il Cuneo” di Valmadrera, però, non è preoccupato. È consapevole che non smetterà di lavorare alacremente almeno fino all’estate e oltre: «Ci viene in soccorso la saggezza popolare: “marzo e aprile non ti scoprire”. Anche se è vero che l’influenza è finita, tutti i cambi stagionali portano con sé problemi di questo tipo, in primis quelli intestinali. Sono tutte sindromi para influenzali che colpiscono un buon numero di persone. Non direi però che siamo a livelli record o che ci siano veri e propri problemi. È un fenomeno che si ripete, anche se questa volta spostato un po’ più in là con le settimane, visto il picco tardivo dell’influenza».

Di solito Fiorentino vede una trentina di pazienti al giorno e anche ieri non è stato diverso: «Ne ho avuti un paio a casa per stanchezza dovuto al cambio di stagione e altri due con forme polmonari para influenzali o allergiche. Niente di preoccupante».

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