Lecco: impiantato un innovativo defibrillatore contro la morte cardiaca improvvisa

All’ospedale Manzoni è stata effettuata la prima procedura per l’impianto di un dispositivo in grado di prevenire i rischi di infezione e occlusione dei vasi

Effettuata all’ospedale Manzoni di Lecco la prima procedura per l’impianto di un defibrillatore extravascolare in grado di prevenire i rischi di infezione e occlusione dei vasi.

Un grande passo avanti in ambito tecnologico poichè il nuovo dispositivo Aurora EV-ICD, sviluppato da Medtronic, previene la morte improvvisa cardiaca che è la principale causa di decesso per gli under 60, responsabile del 50% delle morti imputabili a malattie cardiovascolari. Il 92% dei pazienti colpiti da arresto cardiaco infatti muore entro pochi minuti se non viene salvato da un defibrillatore. La morte cardiaca colpisce individui di tutte le età, ma è particolarmente rilevante, come causa di decesso, per gli adulti tra i 30 e 40 anni (fonte: American Heart Association. CPR Facts & Stats. Accessed November 2019). La sopravvivenza è di circa l’8% senza defibrillazione. Ogni anno in Europa si registrano circa 400 mila arresti cardiaci, 60 mila soltanto in Italia.

L’intervento è stato eseguito dal dr. Antonio Pani, responsabile della Struttura Semplice di Elettrofisiologia e dai dottori Francesco Panzeri, Fabrizio Sansone e dal Dr. Andrea Farina, primario della Cardiologia di Lecco.

L’innovativo dispositivo viene impiantato con un approccio mininvasivo ed il posizionamento dell’elettrocatetere completamente all’esterno del cuore e delle vene è progettato per evitare complicanze a lungo termine come le infezioni e l’occlusione dei vasi.

“La nostra ASST è fra le sei aziende socio-sanitarie di Regione Lombardia che utilizzano un dispositivo così innovativo, un vero e proprio salvavita in pazienti a rischio di arresto cardiaco - spiega Marco Trivelli, direttore Generale dell’ASST di Lecco -. I miei più sentiti ringraziamenti ad Andrea Farina, Antonio Pani e i loro collaboratori che hanno scelto di adottare questo dispositivo per i nostri pazienti”.

“Questo tipo di defibrillatore impiantabile mantiene i vantaggi di quelli sottocutanei - aggiunge Andrea Farina, direttore della Cardiologia dell’ospedale Manzoni -, cioè l’assenza di componenti all’interno dei vasi e del cuore e quindi del rischio di complicanze legate a fratture dei cateteri o infezioni del dispositivo, ma anche di quelli trans-venosi, cioè la possibilità di interrompere le aritmie in assenza di fastidio per il paziente tramite la stimolazione, oltre alle ridotte dimensioni ed alla maggiore durata della batteria (superiore a 10 anni); il candidato ideale per questa procedura è quindi un paziente a rischio aumentato di complicanze sul catetere e di infezioni, quali un paziente giovane o con comorbilità, e che necessita non solo di defibrillazione ma anche di stimolazione anti-tachicardica, quale quello con cardiopatia ischemica. Il nostro primo paziente ha tutte queste caratteristiche essendo giovane ed avendo avuto oltre ad un grosso infarto anche un ictus ed un’infezione cerebrale. La procedura è stata efficace, priva di complicanze, e il paziente è stato dimesso a domicilio in seconda giornata post-operatoria”.

“Questo tipo di procedura rappresenta un notevole passo in avanti soprattutto nei pazienti giovani a rischio di infezione che necessitano di device in grado di prevenire la morte improvvisa - commenta Antonio Pani, responsabile della Struttura Semplice di Elettrofisiologia dell’ospedale Manzoni -. La presenza in situ della cardiochirurgia e della chirurgia vascolare ha permesso in questi anni di affinare procedure di elettrofisiologia sempre più complesse condivise nel nostro Heart Team permettendo di offrire un percorso di cura completo ed innovativo. Le innovazioni tecnologiche come il telemonitoraggio e la telemedicina adeguatamente strutturate - conclude Pani - permettono successivamente alla dimissione di mantenere un ponte di collegamento ospedale territorio; nello specifico il nostro paziente trasmette costantemente dati dal domicilio che confermano i parametri di adeguato funzionamento del device e permettono il corretto proseguimento delle cure”.

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