Cronaca / Lecco città
Venerdì 12 Novembre 2021
Lecco. I freni alla ripresa
Materie prime, energia
Dopo aver superato brillantemente il Covid, la filiera siderurgica affronta le difficoltà della ripresa - I protagonisti dell’economia lecchese a confronto
Numeri positivi in un contesto difficile e contrastato, in cui i rincari dei prezzi di materie prime ed energia ostacolano la piena operatività delle aziende.
Durante l’evento lecchese di presentazione di “Bilanci d’acciaio 2021”, l’indagine condotta da Siderweb sui bilanci di oltre 5.000 aziende della filiera della siderurgia nazionale, il numeroso pubblico presente – fatti salvi i necessari distanziamenti antiCovid – alcuni dei protagonisti dell’economia territoriale sono stati intervistati, in occasione della tavola rotonda, dal direttore de La Provincia, Diego Minonzio.
Il primo a prendere la parola è stato Giovanni Pasini, presidente del Caleotto (Gruppo Feralpi), il quale ha evidenziato l’eccezionale situazione che interessa lo storico laminatoio lecchese: rispetto al 2019, infatti, quest’anno si chiuderà con un fatturato raddoppiato, dopo che anche il 2020 aveva fatto registrare risultati positivi, nonostante le difficoltà nel reperire personale. «L’ultimo trimestre, però, un po’ di paura ce la fa, viste tutte le problematiche che si stanno evidenziando in termini di costo dell’energia elettrica e delle materie prime. Chiuderemo bene il 2021, ma lo dovremo solo ai primi nove mesi. In termini di impiantistica abbiamo investito a Lecco 30 milioni negli ultimi anni, con altri 15 previsti per il 2022 e ulteriori risorse da destinare al capitale umano».
Ottimo anche l’andamento degli stabilimenti Ita, rappresentati dall’amministratore delegato Andrea Beri, il quale parla di anno «straordinario sia in termini di volume sia di fatturato: a seconda del settore stiamo crescendo tra il 20 e il 38%. Per noi anche il comparto dell’auto è in crescita: non se ne venderanno di nuove, ma quelle vecchie sono da riparare. L’approvvigionamento resta comunque una tematica aperta e sarà una costante anche il prossimo anno. E a breve i rincari arriveranno a valle, pesando quindi su tutti noi. Il 2022 sarà molto difficile anche per l’insieme della domanda che farà crescere vari settori e per gli effetti dell’abolizione dei dazi Usa, che spingerà verso l’alto i prezzi in Europa».
A fare il punto sulle condizioni di salute dell’automotive è stato Gianmarco Giorda, direttore di Anfia. «Per il comparto è un momento difficile con tanti elementi di incertezza e la carenza di materie prime ma soprattutto dei semiconduttori. La mancanza di chip ha fatto perdere la vendita di 8/9 milioni di auto e potrebbe durare anche per tutto il 2022: mandare in fumo altri 10 milioni di vendite avrebbe un impatto molto forte, ma è difficile fare previsioni. Intanto siamo alle prese con l’elettrificazione, da condurre però con attenzione, perché si rischia uno tsunami sociale con tanti posti di lavoro in gioco».
Il punto di vista delle banche è stato portato da Luca Gotti di Bper Banca, che pungolato da Minonzio ha rimarcato come «la nostra responsabilità di “ammortizzatori sociali” è chiara, difatti abbiamo messo in campo lo scorso anno uno strumento imponente per far fronte alla pandemia. Per il resto, i tassi sono compressi, a volte anche negativi, ma ci sono segnali di ripresa economica».
«Le insolvenze, però, sono state molto inferiori rispetto alle attese – ha chiarito Pietro Vargiu di Coface -. Il default si è registrato per una quantità ridotta di pagamenti. Ma i sinistri arriveranno e a soffriranno soprattutto le aziende più piccole».
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