Lecco. «Fatturato e ordini
Una caduta del 50%»
Lorenzo Riva, presidente di Confindustria: «Da tre mesi si annunciano stanziamenti di miliardi, ma alle imprese non è arrivato ancora niente»
«Se escludiamo alcune isole felici di aziende ultra specializzate che lavorano soprattutto nella chimica, come ad esempio la Technoprobe che agisce su criteri mondiali di quasi esclusività, mediamente le imprese lecchesi stanno soffrendo parecchio. Perciò, anche sul nostro territorio, è ultra condivisibile quanto espresso in questi giorni dal nostro presidente nazionale Bonomi sulla giusta allocazione delle risorse e sulla necessità di sostegno immediato per le nostre imprese».
Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, si dice preoccupato per i pesanti cali di ordini (fra il 30 e il 40%) e di fatturato (fra il 30 e il 50%) previsti fra le aziende locali sul 2020. Dati che, se confermati nei prossimi mesi, «provocherebbero una gravissima crisi a livello provinciale, con un’influenza certa sui dati occupazionali perché quando tante aziende affrontano riduzioni simili è chiaro che dovranno tagliare fra il 30 e il 40% dei costi. Fra questi, anche quelli della manodopera. E questo accadrebbe in una zona epicentro del manifatturiero italiano».
Sono passate solo poche settimane da quando la prospettiva di riapertura faceva ipotizzare alle imprese l’eventualità di un sovraccarico di ordini (pregressi e magari anche nuovi) tale da considerare di lavorare anche in agosto. Ipotesi già archiviata: «In vista delle prime riaperture – afferma Riva – c’erano volontà ed entusiasmo nel mondo imprenditoriale, che pensava ad accordi coi sindacati in un momento in cui tutti speravamo in un grande ritorno di ordini che non c’è stato. Ora l’aspettativa si sposta sul 2021, molto lontano».
Nella recente polemica fra Confindustria e il Governo, il presidente degli industriali Carlo Bonomi ha dichiarato fra l’altro che «da venticinque anni il nostro Paese perde produttività, allontanandosi sempre più dai concorrenti. E la crescita dipende anche da dove si allocano le risorse da decenni si aumenta la spesa corrente (il dividendo elettorale) a scapito degli investimenti nelle infrastrutture, nella sanità, nell’innovazione e nella ricerca, nelle politiche per la sostenibilità ambientale e sociale, nelle politiche attive per il lavoro anziché annegarle nel reddito di cittadinanza o nei navigator».
«È così – afferma Riva -. Da tre mesi si annunciano stanziamenti da centinaia di miliardi, ma alle imprese che hanno bisogno di sostegno immediato continua a non arrivare nulla. Così come non conforta sapere che c’è un barlume di speranza nelle nuove richieste di preventivi, in quanto i clienti continuano a spostare in avanti, in autunno, commesse già acquisite. E sappiamo bene che spostare a novembre un ordine già acquisito mesi prima significa che qualsiasi nuovo ordine dovesse entrare sarà di fatto un lavoro per il 2021, un tempo lunghissimo per un’impresa».
La preoccupazione va anche ai posti di lavoro: «Per ora il dialogo coi sindacati procede costruttivo, ma attenzione: per ora abbiamo una copertura della cassa integrazione e mi auguro che ciò sarà possibile anche se la situazione dovesse perdurare».
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