Lecco. «Fase due: soluzioni condivise
Il Governo si confronti con le imprese»
Il presidente di CdO Marco Giorgioni: «Le aziende e le famiglie si aspettano indicazioni Andiamo incontro a un cambiamento di stili di vita che non durerà solo poche settimane»
La Compagnia delle Opere di Lecco e Sondrio fa sapere che «la dura presa di posizione della Conferenza Episcopale Italiana, in risposta alla decisione del Governo di mantenere il divieto di celebrazione della santa messa in presenza di pubblico, pone una questione che non riguarda solo la libertà di culto».
Riguarda una serie di aspetti della vita economica e sociale, tutti elencati in una nota dell’associazione presieduta da Marco Giorgioni, in una situazione in cui gli italiani «hanno risposto con serietà allo stato di emergenza che di fatto ha sospeso diritti e libertà fondanti».
La Cdo parla di un’ «emergenza sanitaria affrontata accettando di generare altre emergenze: economica, lavorativa ed educativa». Sul fronte delle imprese Giorgioni ci dice che serve tener conto di due aspetti. Primo, «servono indicazioni precise per il momento in cui, da maggio, riprenderanno gradualmente le produzioni».
Sono passati quasi due mesi dall’inizio della chiusura di tante imprese, e «ora le aziende – aggiunge Giorgioni – hanno bisogno di informazioni chiare anche perché per la riorganizzazione devono fare formazione ai dipendenti. Non siamo più in emergenza e ci sono le condizioni affinché si apra un confronto con il mondo delle imprese e della scuola per fornire adeguate indicazioni, visto che andiamo incontro a un cambiamento di stili di vita che non durerà solo poche settimane. Serve un dialogo fra Governo e imprese, ma poi vediamo che anche quando questo viene instaurato si prendono decisioni senza considerare chi è direttamente coinvolto».
La preoccupazione sta nel fatto che il rischio di contagio resta ancora alto e, mentre la vita deve riprendere, serve capire come convivere con la nuova situazione.
In definitiva, la Cdo chiede dialogo «per trovare soluzioni insieme. Ancora oggi – aggiunge Giorgioni – le famiglie non sanno come gestire i figli, e questo è un problema che vuole soluzione immediata perché fra pochi giorni, quando i genitori riprenderanno a lavorare non sapranno a chi lasciare i figli. Questi mesi di crisi sono stati molto sostenuti dalle famiglie, sia per far fronte economicamente a situazioni di difficoltà sia perché, di fatto, sono diventate vero e proprio ammortizzatore sociale».
Con le famiglie a sostenere l’emergenza sono state anche le organizzazioni del terzo settore che si occupano di solidarietà e carità, «una solidarietà – aggiunge Giorgioni – che c’è nel nostro popolo, una risorsa non prevista da alcun decreto. Parlo di persone che in modo più o meno gratuito ha permesso di rendere più sostenibile per fasce sociali deboli questa situazione. Su di loro non vediamo alcuna indicazione di aiuto. Le coop che assistono disabili non hanno avuto indicazioni su come organizzarsi, i ragazzi assistiti sono stati lasciati a casa in famiglie che probabilmente non erano in grado di aiutarli. Di questo mondo il Governo si è del tutto dimenticato».
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