Cronaca / Lecco città
Venerdì 18 Settembre 2020
Lecco, export a picco
C’è un calo del 26%
Analisi del centro studi di Assolombarda, tra i peggiori dati lombardi nel confronto con il 2019 - Si fa sentire il ridimensionamento del mercato Usa
Un primo rimbalzo c’è stato, dopo la fine del lockdown, ma l’economia lecchese resta in sofferenza. Accanto a segnali positivi, innescati dalla riapertura delle aziende, restano infatti scorie consistenti delle difficoltà incontrate con l’esplosione della pandemia, che ha investito frontalmente anche i pilastri economici del nostro territorio.
Lo scenario è simile in tutta la Lombardia, in base a quanto rilevato dall’analisi che il Centro Studi di Assolombarda ha pubblicato su “Genio&Impresa”, che ha evidenziato come tutti gli indicatori siano ancora in terreno negativo rispetto al periodo pre-Covid. Quello che è certo – e questo è il dato positivo dal quale partire – è che da maggio le imprese italiane si sono rimesse in moto e la contrazione nelle serie mensili delle diverse variabili economiche si è ridotta di intensità. Basti pensare alla produzione industriale, che dopo aver archiviato i mesi più bui della storia recente (-29% a marzo e -43% ad aprile) si è gradualmente risollevata, risalendo a -14% a giugno e a -8% a luglio.
E’ il dato lombardo a preoccupare di più, considerato che i dati regionali evidenziano una caduta economica più pesante durante il lockdown e una ripresa più lenta da maggio: -35% a marzo, -45% ad aprile, -22% a maggio, -15% a giugno.
A incidere in modo più drammatico è il rallentamento del commercio mondiale, che influisce pesantemente su territori che hanno una forte propensione all’export. Quello che ha salvato tante aziende durante la crisi precedente, infatti, sta creando oggi profonde difficoltà: la contrazione di 15,3 punti delle esportazioni a livello regionale nel semestre (-26,9% nel solo secondo trimestre) si traduce in una perdita di fatturato di 9,7 miliardi di euro. Tra i settori manifatturieri automotive (-41,3%) e moda (-42%) registrano le diminuzioni più consistenti; pesano per contributo, data la rilevanza economica sul territorio, anche le flessioni di meccanica (-29,0%) e metalli (-30,1%).
I riflessi sono inevitabilmente riscontrabili anche nell’occupazione: in Lombardia, nonostante il blocco dei licenziamenti e la concessione degli ammortizzatori sociali disposti dal Governo, si sono persi 110mila posti di lavoro. E’ il saldo trimestrale più negativo dal terzo trimestre del 2009.
Queste condizioni si rilevano anche sul territorio lecchese, che sconta in questo complesso contesto la forte propensione all’export. L’interscambio commerciale è crollato a picco, a causa del lockdown. E il fatto che la serrata disposta dai Governi non sia coincisa come tempistiche – la pandemia ha raggiunto i vari partner commerciali mondiali con sfasamenti temporali anche consistenti – ha aggravato la situazione.
I dati pubblicati dal rapporto lo cristallizzano: nel secondo trimestre, le aziende lecchesi hanno esportato oltre un quarto di prodotti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-26,1%), ma il saldo resta ampiamente negativo (tra i peggiori in regione) anche allargando l’analisi al primo semestre: -17%; peggio di Lecco, solo Cremona (-17,3%) e Brescia (-18,1%). Andando invece a concentrarsi soltanto sul mese di marzo, il crollo è pressoché verticale, con un drammatico -40%, dato superato in negativo da Monza Brianza (-41%), Bergamo (-45,2%), Brescia (-46,8%) e Como, che ha perso quasi il 50%.
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