Cronaca / Lecco città
Martedì 07 Giugno 2016
Lecco è in crescita
Resta la capitale della manifattura
Presentati i numeri del territorio: la foto di un tessuto che migliora, seppure a passo lento. Resiste il primato dei prodotti che escono dalle fabbriche
L’argine resiste. Malgrado la piena che è arrivata con la grande, infinita recessione, Lecco resta un’economia manufatturiera. Officine, fabbriche, cantieri edili continuano ad essere e a fare la ricchezza del territorio.
L’argine - anche simbolico e psicologico - è il 40% (il dato al decimale è: 40,6%) del valore aggiunto lecchese prodotto dal manufatturiero. Prima della crisi, il concorso delle fabbriche lecchesi al Pil era del 43%. Qualcosa si è perso, verrebbe da aggiungere inevitabilmente (anche i posti di lavoro sono diminuiti: -1% nell’ultimo anno), ma con una quota del 40%, Lecco si conferma ai primi posti della manifattura italiana. La percentuale è stata riportata da Daniele Riva, presidente della Camera di commercio, nella relazione alla Giornata dell’economia, tenuta ieri in via Tonale. Riva ha specificato: «L’economia del nostro territorio mantiene il focus manufatturiero, che origina il 40,6% del valore aggiunto (includendo anche l’edilizia). Nonostante - ha aggiunto Riva - il calo del numero di imprese di questo settore (meno 0,6% nel 2015), le indagini congiunturali hanno evidenziato una crescita della produzione delle imprese industriali per undici trimestri consecutivi, a cui è seguito un calo fisiologico nel primo trimestre 2016 (-0,8%)».
Quasi quattro anni di crescita, lenta, ma sempre crescita. E lo scorso anno è andato in archivio con numeri tutti positivi per l’industria lecchese: più 4% di produzione, più 3% negli ordini, più 4,9% nel fatturato e più 0,5% nell’occupazione. Sono percentuali superiori alla media regionale. Tutto bene, quindi? Calma perché - come anche confermano le crisi aziendali di questo periodo - l’ondata della recessione non si è ancora del tutto esaurita. Restano ancora imprese in bilico, forse sono solo un portato delle difficoltà cominciate nel 2008. Ma c’è un numero - contenuto nella relazione di daniele Riva - che genera qualche timore sulle prospettive del manufatturiero.
È il dato che Riva ha inserito nel paragrafo “attrattività delle nostre aziende”. Vediamo cosa ha detto il presidente della Camera di commercio: «Nel 2015, hanno trovato occupazione 1300 cittadini lecchesi, ma i nuovi posti di lavoro creati nelle nostre imprese sono stati solo 500. Il 40% delle figure tecniche - ha specificato Riva - e ben il 50% di quelle high skills trova lavoro altrove: questo delta va colmato, favorendo in investimenti in innovazione e ricerca nelle imprese».
Se le persone con competenze elevate non trovano un lavoro nelle imprese lecchesi, ne discende che ancora troppa manifattura è attiva in settori e mercati a basso valore aggiunto. Che sono quelli aggredibili con maggiore facilità: è sufficiente produrre a costi inferiori e il gioco è fatto. Per scongiurare tali aggressioni, le imprese devono prendere l’ascensore dell’innovazione e riuscire a posizionarsi su segmenti produttivi ad alto contenuto tecnologico. Ed in questo, un contributo lo può e lo deve dare il campus.
E a proposito di Politecnico e di campus (di cui Valassi è stato «ispiratore e padre fondatore», le definizioni sono di Riva) chiudiamo con il momento più significativo, emozionante della mattinata di ieri. È stato quando Daniele Riva ha chiamato sul palco il predecessore Vico Valassi. Lo ha ringraziato per il suo impegno al vertice della Camera di commercio e gli ha consegnato il sigillo d’oro camerale. La sala ha applaudito, mentre lo schermo rimandava alcune immagini di Valassi durante i suoi anni di presidenza.
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