Cronaca / Lecco città
Mercoledì 23 Settembre 2015
Lecco è anche moda
Il settore torna a crescere
L’incremento recente sfiora il 20%: esportiamo vestiti anche in Estremo Oriente. Negli anni scorsi non abbiamo delocalizzato
Lecco non è soltanto un territorio a vocazione metalmeccanica: anche la moda, seppure con numeri ben inferiori, rappresenta un riferimento importante per l’economia lecchese. Tanto è vero che il volume d’affari complessivo, calcolato dalla Camera di Commercio di Milano, supera i 220milioni di euro, con migliaia di posti di lavoro.
In tutta la Lombardia, il comparto è evidentemente uno di quelli di peso, considerato che si contano ben 36mila imprese, che danno lavoro a 200mila addetti e producono un interscambio con l’estero per circa 10,8 miliardi di euro (6 miliardi di export), con un incremento di 600 milioni di euro rispetto all’anno scorso (primo semestre 2014-primo semestre 2015). Anche a Lecco l’incremento è stato consistente, soprattutto per quanto riguarda l’import, salito da 63,2 milioni a 75,2 milioni di euro (+19%). In aumento anche l’export, da 140 milioni a 146,5 milioni (+4,5%). Le sedi d’impresa attive sul territorio sono concentrate prevalentemente nel commercio al dettaglio di abbigliamento e calzature (complessivamente 282), con numeri importanti anche per quanto riguarda le attività di design specializzate (171) industrie tessili (163) e le aziende che si occupano di confezionare articoli di abbigliamento (145). In totale (comprendendo anche fabbricazione di articoli in pelle, aziende che producono gioiellerie e bigiotteria, commercio all’ingrosso) si arriva a 875 unità imprenditoriali, che danno lavoro a 3.780 persone (2.193 nelle industrie tessili).
Meno della metà di queste imprese sono femminili: 342, 174 delle quali sono negozi di abbigliamento e scarpe. A livello complessivo, invece, cresce l’export regionale verso l’Asia (+20%) e il continente americano (+13%). «Sulla città di Lecco l’appeal legato alla moda è ancora altissimo ed è equiparabile come volume d’affari al settore dei pubblici esercizi - spiega Alberto Negrini, della giunta di Confcommercio -. Rispetto ad altri comparti, come quello produttivo, non ha subito delocalizzazioni, continuando dunque a rappresentare un pilastro economico fondamentale».
Quindi, considerata la crescita che si sta concretizzando, anche sotto il profilo occupazionale si potranno rilevare inversioni di tendenza. «Dopo anni in cui gli operatori si sono dovuti adeguare al calo degli affari è possibile che, notando la ripresa, qualcuno decida di assumere. Io stesso ho recentemente firmato due contratti di questo tipo. Ma essendo una crescita a macchia di leopardo e comunque ancora contenuta, difficile che si inneschino in automatico nuove assunzioni».
In questo senso può invece venire in aiuto la riforma introdotta da qualche mese. «Il Jobs act, con la possibilità di disporre di tre anni di agevolazioni contributive in caso di assunzioni a tempo indeterminato sta sicuramente producendo effetti positivi all’occupazione». Comunque, non è ancora tempo per i brindisi. «La contrazione è stata mediamente del 30% dal 2010».
© RIPRODUZIONE RISERVATA