Cronaca / Lecco città
Domenica 04 Giugno 2017
Lecco. «Dal voto
nessuna svolta per le ditte»
Walter Cortiana (3C Catene) è molto perplesso: «Preoccupa il sistema in cui operiamo: le piccole aziende vivono la stessa identica precarietà dei loro dipendenti»
Anche gli imprenditori si aspettano che in vista delle elezioni i partiti spieghino che risposte daranno al Paese in termini di riduzione del debito, investimenti per la crescita e lavoro.
Ora la scena è quella di un governo che polemizza sulla quota utile a conservare le poltrone in Parlamento, mentre il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco sottolinea la necessità di uno «sforzo eccezionale» per vincere la crisi e per raggiungere un avanzo primario al 4% de Pil per far scendere in dieci anni il debito portandolo sotto il 100% del Pil, dall’attuale 133%.
Dall’Istat in vista delle elezioni arriva il conforto di dati di revisione al rialzo della crescita del Pil, con un +0,4% nel primo trimestre 2017, con obiettivo di fine anno fissato all’1,1%. Ciò oltre alla richiesta inviata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla Commissione europea di ottenere uno “sconto” fra gli 8,5 e i 9 miliardi sulla prevista correzione dei conti visto che il Governo punta a portare allo 0,3% (dal previsto 0,8%) l’aggiustamento strutturale per il 2018.
Ma le certezze stanno nei dati e oltre a non essercene sulla messa in sicurezza dei conti pubblici, per ora non c’è chiarezza nemmeno su quel che porterà alle imprese e al mondo del lavoro la prossima legge di Bilancio in termini di tasse, incentivi alle assunzioni, superammortamenti e investimenti pubblici.
Fra gli imprenditori lecchesi Walter Cortiana, titolare della “3C Catene” di Lecco, dice che «queste elezioni non segneranno alcuna svolta. Passano i mesi ma l’incertezza rimane e la crisi non è finita», afferma l’imprenditore artigiano alla guida di una piccola impresa innovativa che manda avanti con pianificazione e controllo e investimenti strutturali in formazione continua: «Per strategie e preveggenza ora siamo al 22% di fatturato in più sull’anno scorso. Ma a preoccuparmi - afferma l’imprenditore, che partecipa a diverse iniziative di responsabilità sociale sul territorio - è il sistema italiano in cui operiamo, nel quale le piccole imprese vivono la stessa precarietà dei loro dipendenti. I sindacati - aggiunge - si preoccupano di tutelare il posto fisso ai lavoratori, ma mi chiedo chi ci sia oggi di più precario di un artigiano o di un commerciante, e parlo ovviamente di chi lavora in modo etico, che non sanno mai come sarà il lavoro l’indomani e se i clienti pagheranno. Ogni anno - aggiunge - io sul mio cedolino da amministratore pago 4.000 euro in più di Inps fisso artigiano rispetto a un dipendente che abbia il mio stesso reddito. A parità di reddito l’artigiano paga le tasse due volte: quelle dell’anno e l’acconto sull’anno seguente».
Cortiana, che in azienda ha assunto diversi immigrati, si dice “disilluso” sulla politica nazionale e anche locale visto che «abbiamo una città che va a pezzi e che preferisce tenere degli extracomunitari parcheggiati anziché dar loro dei lavoretti in cambio di ospitalità». Con le nuove elezioni «nel Paese non cambierà nulla. I politici non capiscono che noi abbiamo problemi più grandi del loro 5% di voti per entrare in Parlamento. Dobbiamo far funzionare un Paese che ormai non è più la 7ma potenzia industriale, abbiamo i problemi del decoro delle città, del lavoro dei giovani».
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