Lecco. Credito alle imprese
Costa poco ma non per tutte
I prestiti deteriorati delle società più grosse frenano i finanziamenti alle piccole imprese
LECCO
Secondo l’ultima congiuntura rapida del Centro studi Confindustria, a livello nazionale si registra un altro calo. La flessione dello 0,3% ha portato alle imprese 16 miliardi in meno in un anno, con la conferma di insolvenze per 142, il 18,5% del volume dei prestiti. «I rischi che ne derivano - affermano gli analisti - frenano l’offerta di credito, invariata». Le tensioni su capitale e liquidità fanno il resto, tuttavia il costo del credito poco sopra i minimi (l’1,6% a novembre) stimola le richieste.
La situazione si riflette anche sul territorio locale chiamando sempre più spesso in causa il ruolo dei Confidi associativi.
«Le banche - afferma Piero Dell’Oca, consigliere e responsabile dell’area credito e finanza per Api Lecco - sono ben disposte a dare alle imprese credito a breve, se ovviamente c’è un rating accettabile. In caso contrario, avere i soldi è molto più difficile che in passato».
A farsi più difficili secondo Dell’Oca sono i prestiti a medio e lungo termine, mentre “i soldi per investimenti vanno solo alle aziende di serie A, con le banche stesse che si controgarantiscono sul fondo di garanzia senza impegnare patrimonio proprio”. Anche in Api dunque ci sono imprese che ottengono senza problemi soldi dalle banche e altre che devono chiedere garanzie allo sportello lecchese del Confidi associativo (Api Lombarda Fidi).
In Api, aggiunge Dell’Oca, «c’è aumento di richieste, mentre nel 2016 il livello di insolvenze è sceso attestandosi a quota 3,4%. Il nostro Confidi ha un’ottima patrimonializzazione e può aiutare le banche a dare credito, controgarantendolo al fondo centrale di garanzia. Tuttavia - conclude - a testimonianza che le difficoltà per le aziende non sono finite, riceviamo richieste soprattutto di credito per esigenze di liquidità, e molto poche per investimenti».
In Confindustria Lecco e Sondrio il vicedirettore e responsabile dell’area finanziaria, Rodolfo Stropeni, ci spiega che «le banche sono un po’ più proattive rispetto al passato», e ovviamente le loro preferenze vanno nel finanziare aziende che non hanno particolari sofferenze.
«Quasi ogni giorno - aggiunge - grandi gruppi del credito e banche di territorio vengono a proporsi per dar soldi alle nostre imprese. Per quanto riguarda le condizioni applicate è una questione di rapporto fra le parti: le imprese con potere negoziale riescono a trattare e le altre non possono che accettare quelle richieste, se vogliono il credito. Sono situazioni singole di cui vedremo gli sviluppi dopo le fusione fra banche popolari. Ad esempio: se un’impresa ha due fidi su due diverse banche e queste si fondono la possibilità di mantenere il totale dei due importi è garantita se c’è alto merito di credito. Altrimenti si rivede tutto al ribasso. Stiamo osservando con grande attenzione ciò che accade».
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