Lecco celebra il suo patrono: «San Niccolò ci insegna a stare con i più deboli»

Ieri sera in basilica si è svolta la celebrazione eucaristica in onore di San Nicolò, il patrono della nostra città. La basilica, intitolata al santo, era strapiena e molto numerose erano anche le autorità civili, militari ed i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni cittadine.

Alla messa ha partecipato anche la comunità kossovara lecchese molto fedele a San Nicola. La liturgia è stata presieduta da monsignor Bortolo Uberti e con lui hanno concelebrato l’eucarestia numerosi sacerdoti delle parrocchie lecchesi.

E’ stata questa la prima volta che il nuovo prevosto celebrava la festa patronale, come lui stesso ha ricordato nell’omelia: «Sono solo tre mesi che sono tra voi – ha esordito monsignor Uberti – vorrei però condividere alcuni “riflessi” che hanno contraddistinto la mia permanenza a Lecco». Uno degli aspetti che il prevosto ha sottolineato è stato quello dell’accoglienza: «Nei miei primi passi a Lecco ho sperimentato la bellezza dell’accoglienza. Tutti i cambiamenti riservano delle difficoltà, ma sentirmi accolto è stato molto consolante. Perché allora non fare dell’accoglienza il dato emergente della nostra città. Perché non camminare insieme con i malati, i bisognosi, i migranti, ma anche con i nostri vicini di casa o coloro che non la pensano come noi. In questo modo contribuiremmo a cambiare il clima di un’intera città. Peraltro San Nicola era un forestiero, apparteneva ad un’altra cultura, ma ha saputo camminare con noi».

Monsignor Bortolo Uberti ha poi parlato dei giovani e del bisogno di essere a loro vicini: «Noi sappiamo che il Signore ci guida e la memoria di San Nicolò ci incoraggia. Pensiamo al miracolo delle tre mele, che hanno cambiato la vita a tre giovani ragazze. Ebbene, oggi vedo in quelle mele il miracolo per le nuove generazioni. Se quando parliamo di giovani il vocabolario è sempre quello dell’emergenza significa che c’è qualcosa che non va. Dobbiamo imparare ad usare con i giovani il vocabolario della stima e dell’ascolto. E’ importante dialogare con loro anche se abbiamo l’impressione di parlare lingue diverse. Una città accogliente è quella che dà posto ai giovani».

Infine, il prevosto ha parlato di questa nostra città, dei tempi complessi che viviamo ed anche della sicurezza molto spesso invocata: «La sicurezza non si impone solo con la forza, ci vuole l’educazione alla legalità e alla convivenza civile. Noi dobbiamo dare in mano ai giovani quelle mele, nella consapevolezza che non dobbiamo temere gli eventi perché Dio ci guida. Oggi sono tante le situazioni complicate dall’educazione alla politica sino al sociale, ma se sapremo fare posto al Signore, potremo godere della gioia di una nuova libertà. Dio è colui che gioisce per noi e con noi e questa gioia supera ogni affanno». La cerimonia eucaristica si è conclusa con la benedizione con la reliquia di San Nicolò e la distribuzione delle mele

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