Lecco. «C’è uno strappo produttivo
E i prezzi sono in forte aumento»
Il metalmeccanico non pare subire conseguenze dalla recente frenata in Europa - Giulio Azzoni: «Ordinativi fino a dicembre, una ripresa più graduale l’avremmo gestita meglio»
In questi giorni i dati della produzione industriale nei principali Paesi europei mostrano che veri segnali di ripresa ancora non ce ne sono soprattutto da parte di due mercati fondamentali per le imprese italiane, quelli di Francia e Germania.
Secondo i dati del ministero dell’Economia tedesco, a sorpresa, in febbraio la Germania segnato un calo dell’1,6% su gennaio, mentre ci si aspettava che salisse dell’1,5%. Ma sull’anno (febbraio 2021 rispetto a gennaio 2020) il calo è stato del 6,4%. Ancora peggio per la Francia che a gennaio torna a scendere rispetto a gennaio del 4,6% nel manifatturiero e su base annua del 7,1% (dati dell’istituto nazionale di statistica Isee). E a restare molto negativo nei dati è anche un altro importante mercato delle aziende italiane, quello spagnolo.
Da più parti però dalla meccanica lecchese, ma anche dai dati italiani di lungo periodo riferiti da Marco Fortis nell’ultima assemblea di Confindustria Lecco Sondrio, arrivano riscontri diversi rispetto alle statistiche, soprattutto grazie all’export della metalmeccanica.
Ne dà testimonianza anche Giulio Azzoni, alla guida dell’omonima azienda che commercializza in Europa ricambi meccanici perlopiù prodotti dal manifatturiero locale.
«Paesi europei in calo? Noi registriamo l’opposto, stiamo lavorando forte con la Germania e il Nord Europa e per fortuna abbiamo un magazzino ben fornito. E sappiamo per certo che tante nostre aziende clienti della meccanica lecchese hanno ripreso a fare gli straordinari. C’è un’impennata di ordini segnata da aumenti incredibili di prezzo che vanno dal 10% in più per alcuni prodotti fino al 40-50% per gomma e plastiche».
Ciò ha comportato che tutti i clienti abituali, che hanno produzioni ripetitive, per premunirsi hanno inviato all’azienda ordini per tutto l’anno. «Ho ordini fino a dicembre in una situazione non facile da gestire per cavarsela nella situazione dei prezzi. Aspettare anche solo due giorni per approvvigionarsi significa rischiare che i prezzi cambino in salita, e non del 3-4% che sarebbe accettabile, ma a due cifre. In questi giorni volevo fare un ordine alle condizioni dell’anno scorso, me l’hanno accettato col 10% in più per portarsi avanti e coprirsi in caso di altri repentini cambiamenti».
Tanti ordini e tanto lavoro, una situazione bella ma fino a un certo punto. Dicembre è lontano e non c’è modo di capire se su questa corsa agli ordini si innesta una vera ripresa oppure se tutto può tornare a fermarsi.
«Di certo – aggiunge Azzoni – per le aziende sarebbe stato più produttivo un incremento graduale. Siamo nella situazione in cui le aziende hanno un buon livello di ordini a fronte di prezzi vertiginosi che di sicuro saranno girati sul mercato. Ho clienti che sono riusciti, grazie a disponibilità finanziaria, oltre ad avere materiale da lavorare anche a fare scorta e a ottenere con le vendite un rendimento che nessuna banca potrebbe dare».
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