Lecco-Bergamo, pronto il ricorso in Cassazione

Il risarcimento danni da quasi 8 milioni è già stato versato alla Salc. Una scelta, quella della Provincia di Lecco, quasi obbligata vista la penale da 2200 euro al giorno inserita nella sentenza del giudice di secondo grado. Al centro della vertenza c’è la Lecco – Bergamo, una ferita per il territorio che dopo oltre un decennio continua a sanguinare. Per pagare il risarcimento, infatti, Villa Locatelli ha dovuto impegnare anche i 2.2 milioni di euro di avanzo libero.

«Senza la sentenza, – spiega il vicepresidente Mattia Micheli – quei fondi sarebbero stati destinati a scuole e strade. Avremmo deciso dove investirli in un secondo momento. In aggiunta, abbiamo rinunciato al restauro delle facciate di villa Monastero, una spesa da 600mila euro. Fortunatamente gli incassi della villa sono in costante aumento. Per pagare il risarcimento abbiamo dovuto utilizzare anche una quota di queste maggiori entrate, pari a un milione di euro».

L’inizio di questa storia risale addirittura al 2011 quando la Salc, ditta che fa capo alla famiglia Salini, si aggiudicò l’appalto per la variante viabilistica sulla sp639. Dopodiché, nel settembre 2017 la stessa impresa portò in tribunale l’amministrazione provinciale con l’accusa di essere stata inadempiente nella gestione del cantiere. Benché il quadro economico iniziale prevedesse una spesa di 100 milioni di euro, dopo i primi anni di lavori la Salc chiese alla Provincia maggiori risorse per 18 milioni. Tra le ragioni di questa ulteriore spesa c’era la necessità, contrariamente a quanto previsto inizialmente, di trasportare la terra scavata nell’area dei lavori non nell’ex miniera della cava Mossini a Galbiate ma nell’ex cava di Bienno a Costa Masnaga.

«Quale impresa ferma il cantiere per 18 milioni di euro rinunciando a prendere 80 milioni che la Provincia ha già in cassa? - ha chiesto Mario Blandino, direttore generale di Villa Locatelli, durante l’ultimo consiglio provinciale – Era stata proprio la Salc, peraltro, a realizzare il progetto esecutivo dell’opera dopo aver vinto l’appalto integrato. Conosceva il problema della cava».

Secondo Villa Locatelli, pertanto, il giudice di secondo grado, a differenza di quello di primo grado, ha riconosciuto il danno senza valutare il comportamento del danneggiato. «Quanto tempo ci impiegano Regione e ministero per trovare ognuno 9 milioni nei rispettivi bilanci? – ha aggiunto Blandino – Minimo due anni. La Provincia viene considerata inadempiente perché non trova le risorse in un tempo che il giudice ritiene congruo? Avevamo già riconosciuto la maggiore spesa alla Salc e avevamo dimostrato di essere in grado di pagare». Queste sono solo alcune delle argomentazioni su cui si baserà il ricorso in Cassazione che gli avvocati di Villa Locatelli depositeranno entro il 31 luglio.

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