Cronaca / Lecco città
Martedì 23 Giugno 2020
Lecco «Abbassare l’Iva?
Meglio il cuneo fiscale»
Ripartenza: dubbi tra gli imprenditori sulla proposta, Riva: «Si punti sugli investimenti e sulle infrastrutture», Sabadini: «Necessario tagliare la tassazione sul lavoro»
L’intenzione di tagliare l’Iva con un intervento a tempo annunciato al termine degli Stati generali dell’economia dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte non convince gli industriali, secondo i quali l’intervento non farà ripartire l’economia.
E le perplessità su una misura che si stima costerebbe fra i 4 e i 10 miliardi non mancano nemmeno nel mondo artigiano e in quello del commercio.
«In primo luogo – afferma il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva - siamo sinceramente stanchi degli annunci e questo sembra essere uno dei tanti che abbiamo dovuto ascoltare in questi mesi. Non è di certo a forza di proclami e di intenzioni che restano sulla carta che potremo uscire da una situazione i cui contorni peggiorano di ora in ora. Rispetto al taglio dell’Iva è invece da valutare con realismo e concretezza, il costo effettivo in relazione alle ricadute».
Riva ricorda che in queste ore il Centro Studi di Confindustria torna a parlare di una ripartenza «difficile e fragile» sia per l’industria che per i servizi, «con poca fiducia per consumi e investimenti, export e turismo in rosso e ore lavorate in caduta. Tutto questo – afferma Riva - in un quadro internazionale ancora incerto e con l’Europa complessivamente in difficoltà». Riva ricorda la necessità di un piano di «sviluppo delle infrastrutture e rilancio degli investimenti, oltre che di un taglio drastico di burocrazia e di un taglio del costo del lavoro, come le imprese chiedono da anni, facendo sì che nella busta paga dei lavoratori ci siano più soldi. È così che si fanno veramente ripartire i consumi e che si dà ossigeno all’economia di un Paese. Evitando l’assistenzialismo, che non è una soluzione soprattutto nel lungo periodo».
Per il presidente di Api Lecco, Luigi Sabadini, contrariamente a quanto si è sempre fatto in Italia, «ora si deve diminuire la tassazione sui redditi anziché intervenire, come al solito, sulla tassazione dei consumi«.
Ciò per una strategia che inquadri l’Iva in un’economia circolare che dia effetti duraturi sul rilancio dei consumi in un’ottica di salvaguardia ambientale ormai irrinunciabile. Diminuire la tassazione sul lavoro significa alleggerire l’esborso delle imprese e far sì che i lavoratori abbiano più disponibilità di spesa: «Se fatto ciò – spiega Sabadini con un esempio estremo ma chiaro – una persona poi sceglie di comprarsi una Ferrari o una Cinquecento, ciò attiene alla responsabilità personale, pagando le imposte di conseguenza. A monte anche solo di una Cinquecento c’è una catena di produzione che comporta consumi di energia, di materie prime, di aria, di suolo e di acqua intesi come inquinamento. Se compro l’auto genero un costo all’ambiente e alla società. Nella mentalità comune – aggiunge - deve entrare il fatto che ad inquinare non sono in prima battuta le imprese, chiamate comunque a produrre rispettando i canoni odierni di sostenibilità, bensì i prodotti che le persone chiedono. Nell’economia dei singoli sta la scelta su come consumare ed ecco perché l’Iva non può diminuire: come tassa legata al consumo si lega al degrado ambientale. L’Iva verde è una grande frontiera ed è giusto tassare i consumi in termini di impatto ambientale. Se riusciamo l’Italia passa davanti a tutti».
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