Cronaca / Lecco città
Giovedì 20 Ottobre 2016
L’archistar Tagliabue
entusiasma gli studenti
Docente a Lecco: dai ragazzi commenti soddisfatti
«Un’opportunità per imparare nuovi metodi di lavoro»
L’arrivo dell’archistar Benedetta Tagliabue a Lecco ha suscitato non solo l’interesse del territorio ma anche l’entusiasmo degli studenti, che avranno la possibilità di “disporre” di un riferimento dell’architettura mondiale per un semestre.
Tagliabue, dello studio Embt di Barcellona, insegnerà dunque per il prossimo periodo “Architettura e progettazione architettonica” all’interno del corso di laurea in Ingegneria edile-architettura al Polo lecchese del Politecnico di Milano. Un altro nome di prestigio per l’ateneo, dopo Kezujo Sejima che però era stato visiting professor alla magistrale di Milano.
Nel caso lecchese, «gli studenti sono al quarto anno e concludono il percorso compositivo e creativo, attraverso un laboratorio che riserva delle vere e proprie sorprese – ci ha spiegato Laura Olivastri, rappresentante di polo per l’associazione SvoltaStudenti -. Il suo è uno studio famosissimo per innumerevoli progetti a partire dal Parlamento della Scozia, il Mercato di Santa Caterina a Barcellona, il Padiglione della Spagna all’Expo di Shanghai del 2010; in Italia, però, Embt è conosciuto in particolare per la proposta del Padiglione Italia per l’Expo 2015 e per la realizzazione delle Copagri Dome, le cupole che hanno affiancato durante l’evento internazionale l’Albero della Vita, alle quali hanno collaborato nella progettazione nostri docenti e nostri ex colleghi laureati. I nostri docenti, all’interno della nuova Scuola di architettura, urbanistica ed Ingegneria delle costruzioni, stanno quindi lavorando a renderci dei professionisti, non solo in campo ingegneristico ma anche nel campo architettonico, dandoci la possibilità sensibilizzarci in un metodo di rappresentazione e creazione».
Ancora più soddisfatto il collega Federico Altavilla. «Il suo arrivo ci ha resi tutti molto entusiasti, perché ci permetterà di confrontarci con il suo lavoro, che può offrire a tutti noi una prospettiva diversa rispetto ai corsi di Composizione architettonica a cui eravamo abituati. Il punto di rottura avviene nel proporci un nuovo metodo molto usato nel suo lavoro, come strumento espressivo-interpretativo, nella fase che anticipa il progetto e da cui esso dovrà derivare. Non essendo abituati, se da un lato ha un po’ spaventato e spiazzato, dall’altro ha suscitato in molti la voglia di mettersi alla prova nell’utilizzo di un nuovo linguaggio architettonico».
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