
Cronaca / Lecco città
Martedì 15 Dicembre 2020
L’amarezza dopo la domenica folle
«Solo le multe frenano gli italiani»
L’analisi La triste considerazione di Pierfranco Ravizza, presidente dell’ordine dei medici. «Per sperare di evitare altri morti con la terza ondata, dobbiamo essere tutti più responsabili»
Scuote la testa Pierfranco Ravizza, presidente Omceo (ordine dei medici). In cuor suo già sapeva quel che sarebbe successo con il “liberi tutti”. Ma sperava di sbagliarsi. Come spera non arrivi mai la terza ondata. Ma a lui abbiamo chiesto cosa dobbiamo aspettarci, dopo gli ultimi “assalti” ai centri storici italiani, e a quello lecchese in particolare.
Dottor Ravizza, se lo aspettava quanto andato in scena un po’ in tutta Italia e anche a Lecco?
La ragionevolezza non può essere imposta né per legge né con le forze dell’ordine. Se non sta nella testa delle persone, c’è poco da fare. Tra il “Tutti a casa” e il “Liberi tutti”, non ci possono essere mezze misure, però. Non ci sono, cioè, criteri che diano sicurezza a priori. Per cui il risultato è frutto sempre del comportamento personale. E quello visto ieri non era un bello spettacolo. Né nelle città dove la calca degli acquisti è stata sovrapponibile a quella dei tempi No Covid e neanche nelle zone di villeggiatura dove sembrava di essere in piena settimana bianca o week estivo con code, ressa e affollamento.
Ma è così sbagliato voler uscire e prendersi una pausa dai vari lock-down?
La realtà è che se si vuole, anche dove si gira con numeri di persone consistenti, si può stare a distanza. In ospedale si è sempre venuti, in tutti questi mesi, e si è sempre potuto accedere con opportuni distanziamenti, e dovuta attenzione. Non si capisce perché una persona che è in ospedale, forse perché ha paura o è diffidente ritenendolo dispenser di virus, stia attenta, mentre se va a comprare qualcosa in un negozio o a fare la passeggiata sul lungolago, o davanti a un fast food, si senta esente dal contagio. Le regole del distanziamento valgono in ogni luogo. E ognuno di noi deve considerarsi un possibile portatore inconsapevole di virus, o un personale ricevente di virus da un portatore involontario. Se tutti noi ci comportassimo seguendo queste attenzioni, avremmo potuto evitare qualsiasi limitazione delle libertà personali. Ma è una delusione constatare che gli italiani, non tutti ma molti, sono irresponsabili e vogliono solo divieti e multe, per adeguarsi.
Ribadiamo: è così difficile adeguarsi e, al contempo, non stare “blindati a casa”?
La situazione è difficile. Forse soltanto in tempo di guerra la popolazione ha vissuto momenti così lunghi di stress psicologico e di costringimenti personali. Anche le persone più sane e tranquille soffrono di uno stress difficile da sopportare: dal non poter vedere gli amici, al non poter abbracciare le persone care. Sono il primo a pensare che sia davvero una sofferenza e che faccia male alla nostra psiche. Ma il rovescio della medaglia è l’aumento dei contagi, degli accessi ospedalieri e delle morti da Covid. Purtroppo se ci stiamo allontanando dal picco dell’emergenza, non vuol dire che siamo fuori dalla pandemia.
La terza ondata è, dunque, inevitabile?
Fa parte di quello che sta nella sfera di cristallo, non nelle mie capacità mediche, una tale previsione. Vedremo se ci sarà. Spero non ci sia. Se è vero che nel tempo un po’ si impara, malgrado ieri si sia assistito a un “Tutti fuori” più simile alla vittoria di un mondiale che a un comportamento quotidiano responsabile, spero che l’eco negativa che ha avuto questa cosa, possa convincerci a tenere comportamenti maggiormente responsabili. La libertà la sostengo, ma solo se “normalizzata”. Chi non riesce a lavorare, chi non si può muovere, deve avere il diritto di farlo, anche psicologicamente. E per farlo dobbiamo essere tutti più responsabili. Tutti ci dobbiamo ricordare delle regole.
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