L’inflazione di marzo ha pesato sulle spese degli italiani e i dati resi noti dall’Istat lo confermano, anche se a Lecco va meglio che altrove: l’Unione Nazionale Consumatori ha infatti stilato la classifica delle città più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita, e Lecco risulta quarantacinquesima su settantotto, con un’inflazione annua, a marzo, pari al +1%, per una maggior spesa aggiuntiva su base annua equivalente a 262 euro per una famiglia media. Il capoluogo lombardo è invece in testa alle città più care della regione: qui l’inflazione è pari all’1,4% e si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua equivalente a 400 euro per una famiglia media: il dato colloca Milano in quindicesima posizione nella graduatoria nazionale.
Medaglia d’argento nella classifica regionale per Varese, dove il rialzo dei prezzi dell’1,3% determina un incremento di spesa annuo pari in media a 363 euro a famiglia (22° posizione in Italia). Medaglia di bronzo per Bergamo che con +1% ha una spesa supplementare pari a 279 euro annui per una famiglia tipo. Fuori dal podio lombardo, appunto, Lecco (+1%, +262 euro), poi Mantova ex aequo con Lodi (+0,9%, +236 euro), Pavia e Brescia (+0,8%, +224 euro), Cremona (+0,7%, +196 euro). La città migliore della regione è Como (+0,4% pari a 112 euro), in sessantanovesima posizione su 78 città monitorate.
Nonostante tutte le città lombarde registrino un aumento considerevole, in testa alla classifica delle regioni più “costose”, con un’inflazione annua a +1,6%, non c’è la Lombardia ma il Veneto che registra a famiglia un aggravio medio pari a 399 euro su base annua.
«Pare che l’inflazione nella nostra città sia sotto c’è stata una piccola discesa per quanto riguarda i costi del paniere dei prodotti alimentari, mentre un forte rialzo dei prezzi petroliferi, ossia della benzina, ma anche delle tariffe aeree, che inizialmente sembrano basse. Poi però i costi dei bagagli e delle priorities sono altissimi – commenta Roberto Erba, referente di Federconsumatori nella nostra provincia – Siamo invece abbastanza preoccupati per quanto concerne le bollette, sempre più stratosferiche. O vengono tagliati i tassi dalla Banca centrale europea oppure non ne usciremo facilmente, nel breve periodo».
A risentire di più della crescita dei prezzi sono, come facilmente intuibile, le famiglie, specie se con più di un figlio. «Tra visite e telefonate, siamo ad almeno un centinaio di persone che hanno ricevuto bollette altissime negli ultimi mesi», osserva Erba. Comun denominatore ricorrente è la modifica unilaterale dei contratti, procedura burocratica che spesso passa inosservata tra i clienti, ma che si fa sentire, alla lunga.
La questione è stata sollevata in diverse zone del nostro Paese e anche nella nostra città. «Queste modifiche risulterebbero non essere arrivate a conoscenza dei clienti destinatari – prosegue Erba – Stiamo parlando, in alcuni casi, di bollette dai 1.500-2.000 euro in su».
Il periodo di riferimento, in particolare per quanto riguarda il gas, è quello che va da maggio a giugno 2023; in alcuni casi, il consumo arriva ad aggirarsi attorno ai 2,45-2,60 euro al metro cubo, partendo da una tariffa ci circa 0,30-0,50 euro al metro cubo, in precedenza. «Nel mio caso, questa situazione riguarda solo ed esclusivamente Enel Energia, contro cui l’Agcom anche avviato un procedimento».
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