Lake Como, record social. «Ma l’hashtag non basta»

“Il marchio e l’hashtag “Lake Como”? Sono vent’anni che sostengo sia necessario perseguire questa strada e utilizzarli, anche nel Lecchese. All’inizio venivo preso per matto, ora finalmente la gente si sta rendendo conto della loro utilità”. Fabio Dadati, presidente del Consorzio Albergatori Lecchesi e titolare di diverse strutture in città, ne è convinto: “Non è affatto sorprendente che il Lario sia tra le mete più ricercate sul web, con le parole chiave “Lake Como”, appunto, prima di Amalfi e di Portofino. E Lecco può trarne solo che beneficio – commenta – Credo che il messaggio stia passando: io stesso, nel comunicare le mie attività, non manco mai di inserire questo hashtag. La verità è che i turisti stranieri conoscono Menaggio, Varenna, Como, e sono contenti di sapere che Lecco e il ramo orientale sono legati a queste realtà. Solo poi viene il turismo legato a eventi aziendali, al Politecnico, a Villa Beretta e all’ospedale – prosegue l’albergatore lecchese – Non possiamo farci scappare questa occasione, anche se il rischio è che Lecco diventi un po’ la meta “del selfie”, con persone che vi approdano giusto il tempo di una foto per poi spostarsi altrove, sul lago. Per questo, l’hashtag non basta: bisogna puntare sui servizi offerti, sulle competenze, sulla formazione e sulla loro stabilità, evitando il fenomeno dell’overtourism, che già interessa località come Varenna”.

Non è invece dello stesso avviso Fabio Dodesini - creativo e designer lecchese che più di una volta ha provato a dare vita ad hashtag e brand totalmente lecchesi -, secondo cui Lecco dovrebbe andare alla ricerca di una propria identità anche sul web. “Da un lato, potrebbe venire facile pensare di parlare di Lake Como sempre, anche quando si promuove la nostra città – spiega Dodesini – Dall’altro, ci si potrebbe intestardire nel cercare di insistere sul fattore Lario e ramo orientale del lago. In ogni caso, i risultati della ricerca relativa al lago, sul web, sono sorprendenti; quindi, si potrebbe provare questa seconda strada, puntando proprio sul lato meno conosciuto del Lago di Como, quello ancora da scorprire”.

C’è però il pericolo, secondo il creativo, che le aspettative create sul web vengano deluse: “Si rischia l’effetto boomerang, se poi i turisti arrivano in massa, ma mancano i servizi da offrire – prosegue – Ad esempio, i taxi boat. Il bello del web, comunque, è che gli interventi pubblicitari non sono così costosi come quelli classici, in tv o sui cartelloni, e sono continuamente in evoluzione. In ogni caso, bisognerebbe fare un lavoro collettivo, con tutte le persone che lavorano nel settore del turismo, per provare a dare vita a un hashtag che sia relativo proprio alla città di Lecco, bisognerebbe lavorare in sinergia”.

“Lake Como” è una ricerca diffusissima (oltre 2.166.058 post su Instagram), con milioni di contenuti social dedicati e picchi di “query” su Google tra maggio e settembre. “Quando la gente digita queste parole, è normale che compaiano ad esempio pagine di alberghi e locali non solo nel Comasco, ma anche a Lecco o dintorni – prosegue Dodesini – Ci sono però delle differenze numeriche, a Menaggio ci sono oltre 15 hotel, a Varenna meno. Insomma, ben venga un brand di identità lecchese ma a patto che Lecco poi sappia offrire ciò che pubblicizza online”.

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