Cronaca / Lecco città
Domenica 11 Ottobre 2015
La Svizzera regge
nonostante il franco
Le previsioni sulla crescita del Credit Suisse, Il Pil in rialzo ma con un tasso inferiore all’Italia. Turismo e servizi finanziari i settori più penalizzati
L’economia svizzera tiene, quella italiana cresce. Lentamente, ma quanto basta a fare meglio dei cugini rossocrociati. Secondo gli ultimi rilevamenti del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, infatti, il nostro paese crescerà quest’anno dello 0,8%, per poi arrivare ad un +1,3% nel 2016. Ovvero, leggermente meglio di quanto farà la Confederazione, come confermano anche le previsioni sulla progressione del pil svizzero nel 2015 e 2016 fatte da Credit Suisse e diffuse dal Corriere del Ticino. Dalla pubblicazione trimestrale “Monitor Svizzera” emerge infatti che il prodotto interno lordo elvetico si assesterà quest’anno su una crescita dello 0,8%, mentre l’anno prossimo toccherà quota +1,2%.
Dati nel complesso incoraggianti, soprattutto alla luce di una franco che rimane ancora alto rispetto all’euro - e che nei mesi scorsi ha penalizzato l’export - e che potrebbero avere conseguenze positive per le province lombarde che hanno con il Ticino dei rapporti commerciali rilevanti. «Sono dati – spiega Enrico Lironi, presidente di Sviluppo Como ed esperto del mondo finanziario - che parlano di un colpo riassorbito rispetto ad un inizio d’anno in cui il cambio impazzito aveva avuto risvolti occupazionali e produttivi importanti sulle aziende svizzere. È vero che per il prossimo anno si prevede una crescita inferiore a quella dell’Italia, ma il dato è comunque positivo e non allarmante».
E se le previsioni di Credit Suisse parlano di un lento ma costante aumento della disoccupazione svizzera (dall’attuale 3,3% al 3,7% nel 2016), ciò non dovrebbe avere alcuna incidenza sul numero dei frontalieri. Anzi, secondo le stime l’immigrazione continuerà ad aumentare e contribuirà a frenare una crisi dei consumi, che sono tra l’altro aiutati anche da una politica di basso livello dei tassi ipotecari che alleggerisce il budget di molti proprietari e dei locatari di abitazioni e grazie ad una poitica degli sconti che incoraggia i consumatori ad intensificare gli acquisti.
E a far parlare di una situazione a tutti gli effetti sotto controllo ci pensano anche le previsioni relative agli investimenti per il 2016. Secondo gli economisti di Credit Suisse, infatti, il prossimo anno ci sarà un incremento degli investimenti in beni strumentali pari al 1,6% (2015: 1,8%) ed in quelli nell’edilizia dell’1% (2015: -1,2%). Segno più anche per le esportazioni che aumenteranno in termini reali del 2% dopo una flessione dello 0,5% registrata nel 2015.
«I settori svizzeri più penalizzati – aggiunge Lironi – sono stati quelli del turismo e della piazza finanziaria, ovvero quelli in cui è più bassa l’incidenza del numero dei lavoratori frontalieri che invece sono impiegati in altri settori. Dai dati emerge che complessivamente il sistema ha tenuto e la situazione è tutt’altro che drammatica anche a livello occupazionale. Possiamo sicuramente affermare che la Svizzera continuerà ad essere un punto di riferimento per il mercato del lavoro dei comaschi».
Una interpretazione condivisa anche da Sergio Aureli del sindacato svizzero Unia: «le aziende serie hanno dimostrato di saper affrontare la gestione del franco voluta dalla Banca nazionale. L’imprenditoria sana e cosciente, che è quella che vogliamo, è stata in grado di garantire al territorio il mantenimento di una immagine di eccellenza nel mondo. Questi dati ci dicono che l’economia va avanti e il trend positivo conferma che la Svizzera è stata in grado di neutralizzare la forte crisi che ha colpito il mondo negli anni passati». La strada da percorrere per trasformare le previsioni in certezze, soprattutto per quanto riguarda l’aumento del potere d’acquisto dei salari (che nel 2016 dovrebbe toccare quasi i 2 miliardi), è però quella della tutela del lavoro con l’incremento dei salari minimi e l’estensione dei contratti collettivi. «Auspichiamo – conclude Aureli – che il mercato proceda e si sviluppi sempre più grazie ad una concorrenza leale data non dallo sfruttamento della manodopera».
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