Lecco si posiziona al diciannovesimo posto nella classifica delle città più naturali d’Italia redatta dalla Nature tech 3bee in vista della giornata mondiale dell’habitat.
La graduatoria prende in considerazione i 112 capoluoghi di provincia italiani e si basa sul parametro “Msa_lu”, il quale indica l’impatto dell’utilizzo del suolo sull’integrità della biodiversità locale. Lecco è il capoluogo di provincia lombardo con il punteggio più alto in questa speciale classifica, seguita da Sondrio (29esima), Como (48esima) e Mantova (65esima).
«È un risultato senza dubbio importante – commenta l’agronomo lecchese Giorgio Buizza – ma è frutto del “contorno”, ovvero di quell’area del territorio di Lecco che circonda il tessuto urbano. C’è una corona di monti con pendii ricoperti da boschi. La riserva d’acqua è costituita non solo dai tre torrenti ma anche dal lago. Questi elementi determinano la presenza di una quantità di specie molto elevata e quindi il livello di biodiversità aumenta. La città di Lecco è circondata da tre parchi, il Monte Barro, l’Adda e le Grigne. Se non siamo privilegiati noi non vedo chi potrebbe esserlo».
Spostando lo sguardo dal contorno al centro, il quadro cambia completamente. «Se si volesse migliorare ancora – argomenta Buizza – bisognerebbe farlo nell’ambito urbano, valorizzando le aree verdi che ci sono e creandone qualcuna di nuova. In città i parchi pubblici sono pochi, così come i giardini privati. Da tempo non si arricchisce questo patrimonio. Il bilancio arboreo è costantemente in negativo perché non si sostituiscono le piante tagliate. A salvarci è il contorno ma i cittadini non vivono sulle pendici del San Martino o del Resegone e meriterebbero di godere di un tessuto urbano di migliore qualità anche sul fronte naturalistico».
In altre parole, in città ci sarebbe molto lavoro da fare. Tra le questioni destinate ad animare il dibattito nel prossimo futuro ci sono il destino dei pini marittimi di piazza Garibaldi nonché la protezione degli alberi coinvolti nel cantiere per la riqualificazione del lungolago. «Il contorno, invece, va preservato evitando interventi a dir poco fuori luogo» conclude il dottor Buizza.
Per condurre quest’analisi, 3bee ha utilizzato una piattaforma di monitoraggio della biodiversità sviluppata in collaborazione con gli esperti dell’agenzia spaziale europea. Secondo la ricerca, le tre città più naturali d’Italia sono Isernia, Belluno e Savona. Questi capoluoghi di provincia si trovano in regioni che beneficiano di un’ampia copertura vegetale e di un basso livello di antropizzazione, elementi che contribuiscono al mantenimento della biodiversità. In fondo alla classifica, invece, si trovano Foggia, Novara e Vercelli.
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