Cronaca / Lecco città
Venerdì 05 Luglio 2019
La cicogna non arriva più
Calo delle nascite inarrestabile
LECCO. Andamento resta negativo: si è scesi dai 434 nati di dieci anni fa a 316 - Trend in linea con quello nazionale
L’allarme l’ha lanciato l’Istat, rimarcando come, a livello nazionale, la natalità continui il suo percorso discendente iniziato nel 2015 e tuttora privo di freni: il Paese nel 2018 ha registrato 18mila nascite meno dell’anno precedente. Una picchiata preoccupante, che ha fissato il dato dei nati a quota 439.747.
Una tendenza che si riflette anche nella situazione lecchese, dove i neonati sono in continuo calo praticamente dal 2009. Ad eccezione del 2014, nella serie Istat (dati disponibili fino a quelli di dicembre 2017) il crollo è verticale : 10 anni fa i nati erano stati 434, scesi a 417 l’anno seguente, poi a 403 e via via a 401 e 373. Dopo una lievissima ripresa (383 nel 2014) si è tornati a diminuire: prima 356, poi 329 e (ultimo dato disponibile) 316.
Il totale dei cittadini però ha avuto un trend differente, almeno nell’ultimo periodo. A fine 2015 Lecco contava 47.999 residenti, saliti l’anno successivo a 48.131 e ancora, dodici mesi più tardi, a 48.177, con una costante attorno al 25,5% del totale di età superiore ai 64 anni.
A colmare il vuoto delle culle lecchesi sono le immigrazioni, sia in termini di cittadini stranieri che di trasferimento di residenza da parte di italiani. I primi continuano ad aumentare: nel 2015 sono arrivati a vivere in città in 4.815, saliti a 4.940 l’anno successivo e a 5.023 quello dopo ancora. Negli stessi anni, il saldo migratorio con l’estero (anche in funzione dei cosiddetti cervelli in fuga) è stato positivo per 90, 400 e 415 unità, con quello complessivo ancora superiore “in entrata” per 61, 334 e 277 persone.
«Quello della natalità è un tema complesso e strutturale al punto tale che pensare che un Comune possa da solo fare qualcosa per cambiare la tendenza è puramente illusorio – ha commentato l’assessore al Welfare di Palazzo Bovara, Riccardo Mariani -. O si mette in campo una politica nazionale che tenga in considerazione tutti i diversi fattori che incidono su questa pesante emorragia (mi riferisco in particolare all’occupazione e all’abitazione, ma anche agli espatri in continua crescita soprattutto tra i giovani), oppure affrontarla sarà difficile. La presenza degli stranieri colma solo in parte la quota di cittadini che non nascono o che se ne vanno. Il Comune supporta come può le famiglie nelle loro fragilità e le politiche sociali servono a questo. Per riuscire ad andare oltre servirebbe mettere in relazione le diverse politiche a livello nazionale, con un pool di esperti in grado di analizzare le cause strutturali e cercare, in collaborazione con le parti sociali, di dar vita a una piattaforma di idee e progetti». .
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