Cronaca / Lecco città
Mercoledì 25 Maggio 2016
«König, ecco perché
sto con i piccoli»
Marina Puricelli, docente della Sda Bocconi, grande esperta delle imprese minori: «Le multinazionali hanno un orientamento opportunista e spesso distruggono il tessuto imprenditoriale»
In dodici anni l’azienda lecchese Konig, da mezzo secolo produttrice di catene da neve vendute nel mondo, è finita due volte in mano a multinazionali. La prima, nel 2004, con la vendita alla svedese Thule, la quale nel settembre 2015 l’ha ceduta all’austriaca Pewag.
Mentre Thule ha continuato l’attività nella fabbrica di Lecco, Pewag ha annunciato di volersene andare il prima possibile e per mostrare che fa sul serio venerdì scorso ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 106 dei 127 lavoratori dell’azienda.
Il suo scopo, dichiarato nella comunicazione sulla procedura di mobilità inviata alle parti sociali, è abbattere i costi di produzione e per farlo chiuderà la fabbrica di Molteno e sposterà l’attività in Carinzia e Repubblica Ceca.
Un caso emblematico di cui parliamo con Marina Puricelli, docente della Sda Bocconi e grande esperta di pmi alle quali ha dedicato un nuovo e appassionante libro dal titolo “Il futuro nelle mani”, con la prefazione del lecchese Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato.
Puricelli ci parla delle logiche delle multinazionali che, anche se con strategie solo apparentemente diverse inseguono sempre e solo un criterio di razionalità economica di breve periodo. E l’Italia poco attrattiva per gli investimenti esteri c’entra solo fino a un certo punto, assicura Puricelli, poco incline a lamentele sul sistema Paese.
«Quando mi chiedono se è difficile fare impresa in Italia rispondo che certo non è cosa semplice, e capisco che a volte dal pulpito di una multinazionale il nostro resti un Paese incomprensibile. Ma non è questo - afferma Puricelli - il motivo per cui le multinazionali operano in un certo modo. La realtà è che i grandi gruppi esteri fanno sempre ciò che vogliono guardando solo ai loro interessi razionalistici e spesso distruggendo il tessuto imprenditoriale in cui entrano». Puricelli sottolinea che a differenza delle pmi, le multinazionali hanno un orientamento di breve periodo, legato a un opportunismo, a convenienze e razionalità di natura strettamente economica. «Se un’azienda, o un Paese, o un’area non rende si prende il lavoro e lo si porta dove apparentemente, in base a numeri di breve periodo, si valuta ci sia più convenienza». Ma c’è anche dell’altro, perché «a volte certe logiche nascondono interessi di potere, legati a relazioni che si possono esplicare su un territorio ritenuto più idoneo ai propri interessi».
Il tema, secondo Puricelli, non si lega alla critica che pure può esserci sui problemi di innovazione e competitività che spingono le pmi a cedere le attività: «Io - conclude Puricelli - sto dalla parte delle pmi, che agiscono con orientamenti di lungo periodo facendo il possibile per tenere in vita attività di famiglia e legami col territorio che non sono solo un modo di dire, ma legami veri». E fa una concessine anche alle multinazionali: «Ci sono differenze anche fra loro, certo. Ad esempio il gruppo di Bernard Arnault, Lvmh, nuovo proprietario di Loro Piana a distanza di un anno dall’acquisizione dell’azienda italiana non pensa minimamente a delocalizzare la produzione. C’è sicuramente un problema di cultura della multinazionale ma, casi particolari a parte, resta una cultura di razionalità economica di breve periodo».
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