Cronaca / Lecco città
Domenica 11 Marzo 2018
«Io nigeriana, ho votato Lega
E vi dico: prima gli italiani»
L’inchiestaTra i membri delle comunità straniere dopo il voto di domenica
Donegà (Noi tutti migranti): «Si dimenticano quale storia hanno alle spalle»
«Io sono d’accordo con la Lega: ha ragione a dire prima gli italiani. Non ci trovo proprio niente di razzista in tutto questo. Anzi, se devo essere sincera quello che mi fa arrabbiare tantissimo sono i tanti, troppi africani come me che si sono riversati qui per combinare solo guai, senza nessuna riconoscenza per un Paese che ti accoglie e ti dà da mangiare gratis, ricevendo in cambio odio e risentimento. Non è giusto».
Gladys Abai, nigeriana di 38 anni, in Italia da 17, ha sposato un italiano al momento disoccupato, ha tre figli, lavora in un’impresa di pulizie, vive a Calolzio da 15, è cittadina italiana e ha votato per il partito di Salvini al quale vorrebbe iscriversi al più presto.
Lei c’era a Esino tre settimane fa all’incontro sul tema immigrazione promosso da Flavio Nogara, già segretario provinciale ora eletto consigliere regionale. La sua passione per la politica nasce - racconta - da un senso innato per le regole tanto da dichiarare tutta la sua ammirazione per le forze dell’ordine che si prodigano per la sicurezza.
Nero e leghista
Come il neoeletto senatore, suo connazionale, Toni Iwobi, responsabile federale del dipartimento immigrazione della Lega, Gladys è una dei non pochi elettori di origine extracomunitaria che ha sposato le tesi e la politica di un partito a suo dire tacciato ingiustamente di essere contro gli immigrati e di diffondere e alimentare umori razzisti.
Del resto tanto Nogara quanto il commissario provinciale della Lega, Stefano Parolari, se confermano che per il momento non figurano iscritti di origine extra Ue alla Lega lecchese, a differenza che in altre regioni e province, sono parecchi gli extracomunitari che si sono avvicinati. «Come nel Carroccio degli inizi, che lottava contro il parassitismo del sud, spesso i più ferventi leghisti erano di origine meridionale - osserva Parolari -, così ora gli extracomunitari che ci conoscono comprendono e condividono il bisogno di regole in tema di flussi migratori e non ci vedono come i mostri della propaganda di sinistra. Anzi. Con molti di loro abbiamo rapporti umani cordialissimi».
«Non siamo tutti uguali»
Regole dunque: «Non siamo tutti uguali - rimarca Gladys -, diversi amici nigeriani ragionano come me, anche se non tutti hanno potuto votare non avendone ancora diritto».
La fotografia dell’elettorato dei nuovi italiani ci rimanda questo aspetto sorprendente, ma solo fino a un certo punto. Come si spiega che alcuni, non pochi sembra, di coloro che vivono in Italia provenienti da Paesi extra Unione europea si schierino con le forze politiche che hanno puntato il dito contro l’immigrazione proponendo un giro di vite e facendone il cavallo di una campagna elettorale infuocata? Le parole di Gladys Abai aiutano a chiarire il meccanismo psicologico che condiziona chi in Italia da moltissimi anni, si è integrato e vede come una minaccia «l’invasione incontrollata» dei nuovi migranti: «Questa gente - accusa - mette in cattiva luce l’onorabilità di chi in Italia si è conquistato con il lavoro e la buona condotta il diritto di cittadinanza. E io non ci sto».
Il paradosso
Commenta Guerrino Donegà, portavoce del comitato «Noi tutti migranti” di Lecco: «nevitabilmente per alcuni, pochi, dei cosiddetti nuovi italiani, è già scattata la difesa della posizione personale raggiunta dimenticandosi del contesto in cui si vive e della propria storia. Credo stiano sopravvalutando le certezze sul futuro. Quando le forze populiste dicono prima gli italiani, poi nel concreto fanno differenza tra chi è italiano da sempre e chi lo è appena diventato». Nogara in controcanto: «Sui problemi degli immigrati abbiamo tenuto molti incontri, a Carenno per esempio è venuto Toni Iwobi. Due anni fa con Arrigoni abbiamo dato il via a un progetto di cooperazione con la comunità ivoriana».
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