
Inchiesta false fatture nel rally, epicentro tra Sondrio e Lecco
Coinvolto anche Marco Gianesini, noto pilota sondriese classe ’66, alle spalle un curriculum sportivo di tutto rispetto
Sondrio
Sono tutti piloti o ex piloti di rally le sei persone finite agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Cash waterfull” della Guardia di finanza di Frosinone, che sta indagando per le fattispecie criminose di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, riciclaggio, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta fraudolenta.
Tra di loro Marco Gianesini, noto pilota sondriese classe ’66, alle spalle un curriculum sportivo di tutto rispetto. E di recente, nel novembre dell’anno scorso, è diventato campione italiano Over 55 dei rally su terra. Rallysta doc, ma anche imprenditore: è infatti il titolare di un’azienda a Piateda che si occupa di spedizioni.
La notizia del suo arresto ha scosso il mondo del rally, anche perché l’epicentro dell’inchiesta che sta toccando questo sport a livello nazionale sembra essere proprio tra le province di Sondrio e Lecco.
Insieme a Gianesini, ai domiciliari sono finiti altri cinque piloti, tutti laziali: il campione di rally Andrea Minchella, probabilmente il più famoso tra gli arrestati; Luca Santoro, classe 1990, nato a Frosinone e residente a Ceccano; Mario Mattone, anche lui nato a Frosinone, classe 1983, e residente a Monte San Giovanni Campano; Vincenzo Massa e Lorella Rinna, marito e moglie di Ceccano e Castro dei Volsci.
Difficile, almeno al momento, delineare le responsabilità attribuite al pilota sondriese e quelle, in generale, dei sei principali indagati, che secondo gli inquirenti sarebbero comunque a capo dell’organizzazione criminale, che operava attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di società “cartiere” (tutte del Frusinate) a favore di soggetti economici realmente operanti in vari settori, con sede su gran parte del territorio nazionale, ma soprattutto nel Nord Italia, in Lombardia, punti importanti tra Sondrio e Lecco. Il “giro” era semplice, ma allo stesso tempo ben articolato: da Frosinone le società cartiere emettevano le fatture false per le sponsorizzazioni nell’ambito di anche importanti gare di rally, così da garantire agli operatori nostrani, ma non solo, di conseguire indebiti vantaggi fiscali, deduzioni di costi e di detrazioni Iva. I soldi che corrispondevano, solo formalmente, alle fatture, tornavano poi indietro, agli operatori del Nord Italia che avevano effettuato i bonifici, ma sotto forma di contanti, così da impedire o, comunque, ostacolare la tracciabilità dei reali flussi finanziari. Il tutto al netto di somme trattenute dalle “cartiere” come profitto.
L’ammontare complessivo delle fatture false emesse dall’organizzazione, rilevato dai finanzieri durante le indagini, è di oltre 80 milioni di euro, con un’evasione di Iva per oltre 11 milioni di euro. Nel mirino delle Fiamme gialle non solo i sei finiti agli arresti, ci sono molti altri nomi nella corposa inchiesta, tra cui anche lecchesi e valtellinesi, con ruoli più marginali. Gli indagati, a vario titolo, per le fattispecie criminose di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, riciclaggio, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta fraudolenta, sono infatti ben 181.
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