Cronaca / Lecco città
Lunedì 23 Marzo 2020
Il virus si porta via don Carnevali
A Lecco è stato una guida per molti
È spirato ieri don Franco Carnevali, classe 1952, ultimamente parroco di San Carlo a Monza, prima parroco di Gallarate e, prima ancora, responsabile della Pastorale Giovanile diocesana.
È morto dopo appena una settimana di malattia (Covid 19), visto che settimana scorsa aveva celebrato messa. Don Franco era nato a Legnano il 12 dicembre 1952, ma era arrivato nel 1976, a settembre, dopo essere stato ordinato a giugno, a Lecco. Era stato ordinato con un permesso speciale, visto che aveva meno di 24 anni, ed era giunto come coadiutore dell’Oratorio con prevosto Ferruccio Dugnani e l’attuale vescovo don Luigi Stucchi come direttore de “Il Resegone”. Erano gli anni del terrorismo e della contestazione. Ma aveva impostato la pastorale giovanile raccogliendo molte vocazioni nell’oratorio del centro, il San Luigi, reggendolo per quindici anni.
Pian piano era diventato una figura di spicco della Diocesi fino a quando nel 1990 divenne responsabile della pastorale giovanile. Ma soprattutto si era ritagliato il ruolo di “sacerdote dei giovani” lecchesi. Per Lecco una figura di riferimento. Il prevosto monsignor Davide Milani, dopo suor Silvana, deve piangere un altro religioso. Anzi, due, visto che ieri ha ricevuto notizia della morte anche di don Giancarlo Quadri, 80 anni, responsabile della pastorale migranti, di Cologno Monzese, ma spesso a Lecco.
«A piangerlo è tutta la diocesi di Milano – premette il prevosto - io l’ho conosciuto come responsabile degli educatori dei giovani. Lui ha portato tanti a innamorarsi della parola di Gesù e del Signore. Ho condiviso con lui l’esperienza del consiglio episcopale di Milano quando ero portavoce di Scola e lui era vicario di Melegnano. Lo piange un’intera città in cui ha fatto tanto bene. Ha “tirato grandi” tanti ragazzi che hanno assunto posizioni importanti, che hanno trovato una vocazione, che sono diventati padri di famiglia. Lo ricordo a seguire l‘oratorio di Valgreghentino: ci dava una mano a vivere l’esperienza e a coordinare le esperienze educative. Era un educatore che ti faceva vedere con la sua vita cosa volesse dire il Vangelo».
Per monsignor Milani un esempio: «Il suo non era educare a parole, ma con i fatti, e gli veniva facile. In queste ore la commozione che sta suscitando la morte di don Franco e quella di tante altre morti meno conosciute. Per questo abbiamo deciso mercoledì sera di celebrare una messa in Basilica per don Franco e per tutte le persone morte in questi giorni di cui non si è potuto celebrare il funerale in chiesa. Vorrei farla alle 21, ma daremo i particolari sulla trasmissione in streaming più avanti».
Colpito personalmente, per la grande amicizia che c’era, Luciano Gualzetti, lecchese, direttore di Caritas Ambrosiana: «Per me è un grande dolore. Io sono cresciuto con lui: avevo 15 anni quand’era arrivato e ho vissuto fino ai 30 anni tutta l’adolescenza e la giovinezza con lui. Era un uomo molto appassionato dei ragazzi. Lo conobbi giocando a pallone nel campo dell’oratorio: lui era attaccante e io difensore. Ci siamo confrontati subito e naturalmente era anche un grande calciatore. E poi faceva capire ai ragazzi che la vita non è banale e bisogna affrontare la vita con fede e amore per la Chiesa». n M. Vil.
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