Il piazzale della funivia intitolato alla partigiana Vera Ciceri

«Qual è il fiore del partigiano se non la resistenza, la libertà che ne è nata e la democrazia che dobbiamo costruire?». Si è chiuso con una citazione di Bella Ciao il discorso pronunciato ieri dal sindaco Mauro Gattinoni al piazzale della funivia dei piani d’Erna. Piazza Francesca Vera Ciceri. Così riporta la targa svelata ieri di fronte a tanti cittadini.

«Questo – ha sottolineato il sindaco – è il piazzale più alto della città. Si affaccia a 360 gradi sul panorama dei monti. È un luogo che si abbina bene alla figura di Francesca Vera Ciceri: una donna partigiana, una donna che non ha mai esitato a testimoniare ovunque i valori in cui credeva». Nata a Rancio il 23 agosto 1904, Francesca Vera Ciceri, insieme al marito Gaetano Invernizzi, fu una figura chiave prima delle lotte operaie degli anni venti e poi della resistenza partigiana contro i fascisti nel lecchese. «Il percorso della democrazia – ha concluso Gattinoni – è un percorso talvolta difficile, impervio e poco tracciato. A differenza dei sentieri della montagna, il sentiero della democrazia o è per tutti o non è. Questo è il significato vero che Francesca Vera Ciceri ci ha testimoniato». Se si escludono i personaggi dei Promessi Sposi e Maria Montessori, in città non ci sono altri spazi pubblici intitolati a figure femminili. Eppure, il ruolo delle donne è tanto fondamentale oggi quanto lo era passato.

«Nella storia del movimento di liberazione – ha ricordato Patrizia Milani, vicepresidente di Anpi Lecco – le donne hanno avuto un ruolo di primo piano. Eppure, quella femminile è una resistenza spesso taciuta. Le donne sono state le uniche “volontarie” a pieno titolo nella Resistenza, in quanto non sottoposte ai bandi di reclutamento e, in generale, non obbligate a fuggire e a nascondersi. Armate, disarmate, d’ogni fascia sociale e di ogni professione, giovani e meno giovani, meridionali e settentrionali, antifasciste per scelta personale, tradizione familiare o semplicemente contrarie alla guerra dichiarata dal fascismo, le donne hanno partecipato attivamente alla Resistenza impegnandosi in ognuno dei compiti previsti». Roberta Cairoli, direttrice dell’istituto di storia contemporanea Pier Amato Peretta di Como, ha poi ripercorso la biografia di Francesca Vera Ciceri, una “rivoluzionaria di professione” in grado di avere un ruolo anche dopo la guerra nell’organizzazione dei gruppi di difesa della donna. L’ultima a intervenire è stata Manuela Valsecchi, pronipote di Pietro Ciceri, fratello di Francesca morto nel campo di concentramento di Mathausen. «Questa intitolazione – ha evidenziato Valsecchi – costituisce un ulteriore tassello di quella memoria tanto più importante quanto più ci allontaniamo storicamente da quegli anni drammatici. Una memoria fondamentale per evitare che i protagonisti di quegli anni e le loro storie siano dimenticati».

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