Il missionario ferito
La pista è interna

Le indagini Il governo bengalese non crede a un ruolo dell’Isis per l’attentato a padre Piero Parolari: «Sono in corso processi a imputati di crimini di guerra e questo apre spazi per complotti locali destabilizzanti»

Undici arresti e la pista politica interna come, finora, unica spiegazione all’attentato a padre Piero Parolari. Se non è una smentita della pista islamica, poco ci manca. Ieri, dopo che l’Isis aveva rivendicato in maniera credibilità il ferimento del padre del Pime lecchese, è arrivata la notizia che il ministro bengalese Asaduzzaman Khan Kamal, al termine della visita al sacerdote di Lecco in convalescenza presso il Combined Military, ha affermato: «Non vi rendete conto perché avvengono questi incidenti? Sono in corso processi a imputati di crimini di guerra e questo apre spazi per complotti locali e stranieri per destabilizzare il nostro Paese».

Khan Kamal ha poi aggiunto che la primo ministro Sheikh Hasina si sta interessando alle terapie a cui è sottoposto padre Parolari. «Il sacerdote ora è fuori pericolo. I medici dicono che si riprenderà. Ma attentare alla vita di un uomo che è al servizio della gente e che professa la sua religione qui da 30 anni è un atto scellerato». Kama ha concluso assicurando che i responsabili dell’attacco saranno catturati e portati davanti alla giustizia.

Non a caso un file contenente undici volti di arrestati è stato mostrato da Bazlur Rahman, ispettore della divisione investigativa della Polizia di Dinajpur, a padre Silas, della chiesa cattolica di Dinajpur che fa parte della missione Parish Suihari dove opera padre Piero. Gli arrestati sono stati tradotti davanti al magistrato di Dinajpur e trattenuti in custodia cautelare.

Che la pista sia interna è stato affermato anche per quanto riguarda l’altro gravissimo caso di attacco a un italiano in Bangladesh: l’omicidio del cooperante Cesare Tavella, freddato a colpi di pistola da un commando di tre persone in moto (esattamente la modalità con la quale è stato tentato l’omicidio di padre Piero), secondo fonti istituzionali bengalesi, sarebbe stato ordinato da un leader del Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp), che guida l’opposizione e che ha legami con i partiti islamici, allo scopo di destabilizzare il Paese.

Da parte della famiglia Parolari, nel frattempo, ci si informa essenzialmente sullo stato di salute di padre Piero. E pare proprio che, giorno dopo giorno, lentamente ma costantemente, il missionario del Pime migliori. Ieri il fratello sacerdote don Enrico Parolari è stato stringato ma confortante nel riportare a “La Provincia di Lecco” le ultime novità: «Le cure procedono bene nell’ospedale militare di Dhaka. Padre Piero risponde bene ed è sereno. Ci vuole tempo e pazienza». Nell’immediato, però, non è in previsione alcun trasferimento in Italia. Troppe le ferite e troppo dolorose, in questa fase, per pensare a un lungo viaggio aereo per farlo curare nel nostro paese.

Se ne riparlerà tra qualche giorno, ma intanto il sacerdote lecchese viene abbracciato dalla comunità cattolica e dai sacerdoti del Bangladesh, ma soprattutto confortato dalle preghiere di migliaia di fedeli che, in Italia e nel paese asiatico, lo conoscono e gli vogliono bene. Dal suo letto d’ospedale, per interposta persona, padre Piero ha ringraziato tutti per l’affetto che gli stanno dimostrando.

© RIPRODUZIONE RISERVATA