Cronaca / Lecco città
Mercoledì 05 Agosto 2020
Gli sportelli pubblici
e il lockdown infinito
«Sempre stati operativi»
Il sindacato: «La accuse sono ingiuste
I lavoratori hanno operato da casa senza regole e norme
All’Inps hanno fatto i salti mortali per gestire le pratiche»
«So che tra i cittadini c’è un sentimento strisciante di contrarietà verso gli orari ridotti o i servizi offerti solo via telefono e via mail dalle amministrazioni pubbliche, ma è ingiusto perché non tiene conto della grande mole di lavoro svolta dai dipendenti pubblici nelle difficili settimane di emergenza».
Catello Tramparulo, segretario della Funzione Pubblica Cgil Lecco, rispedisce al mittente le critiche di privati e professionisti che a distanza di oltre due mesi dalla fine del lockdown faticano ancora ad accedere agli sportelli di Comuni, Inps, Agenzie delle Entrate, Motorizzazione e di tutti gli altri enti statali erogatori di servizi che, per la maggior parte, continuano a non ricevere di persona, se non su appuntamento e solo per questioni inderogabili, proseguendo a svolgere la propria attività attraverso i canali telefonici e digitali.
«C’è la consapevolezza – spiega Tramparulo – che dovremo entrare nella fase 2 e cioè far rientrare i lavoratori in sede, con le dovute sicurezze per loro e per i cittadini. E gradualmente lo si sta iniziando a fare. Abbiamo già avuto incontri con Inps, Ufficio provinciale del lavoro e Ufficio scolastico per capire come ci si dovrà organizzare, in modo da poter progressivamente riprendere le aperture a regime».
Il segretario della Funzione Pubblica della Cgil di Lecco replica anche a chi sostiene che non si riesca ad accedere ai servizi: «Le pubbliche amministrazioni non sono state ferme, non sono sparite. Hanno continuato a lavorare in smartworking, assistendo i cittadini attraverso il contatto telefonico e ora man mano riprendendo con gli appuntamenti. I lavoratori pubblici si sono adeguati in una maniera incredibile a questa situazione difficile: nella fase dell’emergenza hanno iniziato a operare da casa senza avere regole e norme chiare, né dispositivi e risorse. Hanno usato i propri mezzi informatici, telefonici e le proprie connessioni internet, mentre sarebbero dovute essere fornite subito dalle amministrazioni. All’Inps hanno fatto i salti mortali per gestire una mole epocale di pratiche previdenziali e sociali, pensiamo solo alla cassa integrazione. Pur non di persona i servizi essenziali sono stati sempre erogati».
Tramparulo respinge anche l’interpretazione che vuole i dipendenti pubblici favorevoli a continuare a lavorare da casa: «Non manca la volontà di rientrare sul posto di lavoro. I lavoratori non frenano su questo punto. Ricordo che lo smartworking è stato previsto dai Dpcm, come possibilità da poter usare nelle pubbliche amministrazioni. Quindi se si applica ancora è perché lo ha previsto il Governo, non c’è nessuna scelta autonoma nel prolungare questa fase. Lo smartworking è entrato nelle pubbliche amministrazioni di imperio, il sindacato non ha mai fatto accordi su questo tema». Una modalità di lavoro che per la Cgil non dovrà però essere totalmente abbandonata: «Dovremo – conclude - arrivare a disciplinare questa forma lavorativa che era già stata prevista da una legge precedente al Covid, ma mai presa in considerazione. Dopo che si saranno riaperti gli uffici, garantendo la massima sicurezza, dovremo fare accordi sindacali per regolamentare lo smartworking, mantenendone una percentuale perché è uno strumento interessante, andando a definire funzioni, attività e fasce orarie di applicazione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA