Cronaca / Lecco città
Domenica 18 Ottobre 2020
Giovani senza calcio
«La sicurezza c’era,
ora dove andiamo?»
Le reazioni Tra i dirigenti delle società di dilettanti
c’è tanta amarezza e un po’ di rassegnazione
«Avevamo investito nella prevenzione per i ragazzi»
Delusione, amarezza, mista a tanta consapevolezza ma anche a un pizzico di rabbia. Come in altri settori, ad allenatori e presidenti di società dilettantistiche giovanili, appare assurdo chiudere gli sport di contatto anche per i soli allenamenti “a compartimenti stagni”, senza che sia data ai nostri ragazzi, soprattutto gli adolescenti, un’alternativa studiata per garantire sicurezza fisica ma anche psicologica. Insomma, alcune delle polisportive che abbiamo intervistato sono davvero contrariate.
Al Pescarenico l’allenatore dei 2007 e 2008, Amerigo Viviani, insieme al presidente Montanari e agli altri membri della storica società che ha cinque squadre dai 9 anni fino ai 25 (Open), ripensano agli sforzi fatti. «Abbiamo sanificato, comprato le borracce singole per ogni calciatore, comprati i ganci perché ognuno possa appendere le cose lontano dagli altri, comprato i gel e tutto quanto serva per le disinfezioni, comprate le protezioni… Insomma, abbiamo fatto tutto quanto ci era stato chiesto per la sicurezza dei ragazzi e, alla fine, siamo costretti a chiudere… Capiamo il motivo, naturalmente, e in un certo senso lo condividiamo, ma tra tutte le attività “pericolose” questa era senz’altro quella meno a rischio».
«Conseguenze inevitabili»
Simone Donizetti presidente della storica Polisportiva La Rovinata di Bonacina non ha dubbi: «Da una parte ci mettiamo nei panni di chi ha dovuto decidere e comprendiamo. Però ci sono conseguenze di questa ordinanza che non si comprendono bene secondo me: chiudiamo gli sport di contatto e i ragazzi dove andranno? Nei parchi a fare assembramento, nei centri commerciali, nei fast food… Da noi stavano con tutte le sicurezze. Ora, saranno mischiati con sconosciuti in luoghi di grande affollamento». Donizetti osserva ancora: «Capisco la soluzione presa, da una parte, ma dall’altra, hanno vanificato tutte le fatiche e le economie che abbiamo fatto per osservare i protocolli: il triage, la sanificazione quotidiana dei locali, i dispositivi di protezione individuale acquistati. Ma la nostra preoccupazione principale è sul compito educativo e sportivo che non potremo dare ai ragazzi: colpiscono i più deboli, i ragazzi, i bambini».
«Tanti i problemi»
Il presidente della Rovinata non ha dubbi: «Per me si fa un qualcosa che da una parte è comprensibile ma dall’altra dà più problemi di quanti ne eviti: i ragazzi da noi erano super controllati. Ora voglio vedere dove andranno gli adolescenti: ora, con l’inverno, si raduneranno in posti chiusi tutti insieme e senza controlli. Non è la soluzione migliore. Abbiamo comprato anche macchinari per sanificare la palestra e pallavolo, basket e calcio ce li hanno fermati». Ma gli sport individuali? «Bisogna capire cosa faranno con le palestre e se ci daranno autorizzazione ad allenamenti individuali… Con i genitori vedremo se potremo sfruttare i nostri spazi, che sono grandi, per allenamenti ginnici. Magari non in gruppo ma in uno, due-tre, quattro ragazzi per volta. Avevamo pensato questa cosa a maggio giugno, ma speravamo di non dover procedere. Ora ci stiamo attrezzando per far disputare sport individuali, atletica, tenendo le distanze e via dicendo… ».
Il Presidente Aurora Francesco Mori è con Andrea Parolari. Anche ieri stavano discutendo sul fa farsi. «Sostanzialmente – spiega - chiuderemo tutte le sezioni (calcio, basket, pallavolo), tranne quelle di ginnastica e tiro con l’arco. E i bikers che, però, si avviano alla conclusione della stagione. Stavamo pensando alla tradizionale messa ai Pizzetti dello sci montagna, ma probabilmente la annulleremo. E anche il tradizionale corso di sci alpino, che è da decine di anni che si faceva, probabilmente non si potrà più fare: trasporti, ovovia, pranzi, non si riesce a organizzarli.».
Anche Mori parla di ingenti investimenti andati in fumo: «Abbiamo investito tanto in protocolli, ma se si fosse fermato solamente il campionato, non ne avremmo risentito. Invece siamo rimasti male perché non ci attendevamo lo stop degli allenamenti. Saremmo stati sempre tra di noi, controllati, avremmo lavorato per “bolle” ovvero squadra per squadra, senza grandi rischi di contatti e contagi. I campionati, sono convinto abbiano fatto bene a sospenderli, ma gli allenamenti».
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