Cronaca / Lecco città
Lunedì 20 Agosto 2018
Genova e Annone
Il giallo dei giunti
Il caso Uno studio del Politecnico evidenzia inquietanti analogie tra i due ponti crollati a due anni di distanza. Una tecnologia pratica ma sensibile al tempo e agli agenti atmosferici, come l’aria salmastra. E al sale antigelo
È il settimanale “L’Espresso” a rendere note sinistre analogie tra il crollo del ponte Morandi a Genova e quello di Annone, sprofondato sul fondo stradale il 28 ottobre 2016, travolgendo diverse auto e causando una vittima (il civatese Claudio Bertini). Come “L’Espresso” ha potuto verificare, due parti importanti precipitate sul fondovalle erano collegate con il resto del viadotto da quattro “seggiole Gerber”: lo stesso tipo di giunto la cui usura, insieme con il sovraccarico per il passaggio di un Tir, potrebbe aver contribuito al crollo del ponte sulla superstrada Milano-Lecco ad Annone in Brianza il 28 ottobre 2016.
L’esperto
A spiegare questa analogia al settimanale milanese è Sergio Tattoni, professore del Politecnico di Milano, in uno studio per il centro internazionale di aggiornamento sperimentale: «Lo schema a travatura Gerber ha trovato molto favore nella costruzione dei ponti poiché consentiva di abbinare i vantaggi delle travature continue a quelli delle strutture isostatiche. La percolazione di acqua arricchita di agenti corrosivi, residui di combustione dei veicoli, sale anticongelante, oltre all’ossidazione delle armature provoca un’alterazione chimica della pasta cementizia e la sua disgregazione».
Insomma, sarebbero i “giunti” e non solo gli stralli, gli indiziati speciali del crollo genovese. Giunti che, in quanto tali, sono elementi di grande importanza e fragilità in costruzioni come queste. Sempre nell’articolo del settimanale viene chiarito che però le “mensole di cemento armato” che sono appoggiate alle “seggiole Gerber”. Queste mensole di cemento per la corrosione tendono ad arrotondarsi e quindi a diventare meno resistenti al carico. E la corrosione è data dal sale dell’anticongelante (a Lecco) e dall’aria salmastra (a Genova). Sapere se sono state le “seggiole Gerber” a provocare i crolli di Genova e di Lecco non è una cosa da nulla. Infatti per “L’Espresso” non esistono in Italia altri ponti con stralli a calcestruzzo precompresso, ma migliaia di viadotti si reggono invece su “seggiole” Gerber. Come quello di Annone, appunto.
Un ponte il cui crollo è ancora sotto la lente della procura di Lecco che ha recentemente aumentato gli indagati includendo Anas, poi la società autotrasportatrice bergamasca Nicoli, organizzatrice del trasporto eccezionale di bobine di ferro il cui passaggio è stato concausa del crollo, oltre alle Provincie di Lecco e di Bergamo, la prima in relazione alla proprietà e alla cura del manufatto, la seconda in considerazione proprio delle autorizzazioni rilasciate alla stessa Nicoli per il transito da Annone.
Le responsabilità
Ma se il nodo dolente fosse fosse davvero costituito da quei giunti, dalle “seggiole Gerber”, le responsabilità sarebbero forse più sfumate, o comunque diverse. Bisognerebbe stabilire cioè se erano da manutenere, se erano vecchie, se erano inefficienti e se, soprattutto, sono stata (con)causa dei crolli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA