Cronaca / Lecco città
Lunedì 18 Novembre 2024
Fuga dagli ospedali lecchesi: in un anno 227 dimissioni
Carichi di lavoro, difficoltà nella conciliazione con la vita familiare, rischio depressione e stipendi bassi. Questi alcuni dei motivi che spingono infermieri, dottori e operatori dell’ospedale a lasciare le strutture lecchesi
Troppo poche assunzioni per riuscire a dare una risposta vera alle esigenze di un settore in grande sofferenza dove parole come “burn-out”, esaurimento fisico e psicologico, dei lavoratori, sono diventati termini di uso comune nei reparti. Un numero, di fatto, sufficiente solamente per coprire le continue uscite.
I dati, ottenuti da fonti qualificate, ma che non sono stati girati neanche alle organizzazioni sindacali, dicono che a ogni settimana sono almeno quattro i dipendenti dell’Asst di Lecco che presentano le proprie dimissioni. I piani di assunzioni varate dell’azienda, quindi, in gran parte sono chiamati a colmare queste uscite.
Lo scorso anno, infatti, a fronte di 300 assunzioni totali ci sono state 227 cessazioni, per i motivi più diversi. Gli assunti in Asst erano 3.178 al 1° gennaio 2024, al 31 ottobre 2024 sono 3.251. Ovvero 73 in più. Ma non mancano differenze: se in dirigenza medica (ovvero primari e medici), sono stati assunti 26 lavoratori in più, e in tutto il resto dell’ospedale solo 47 lavoratori in più (infermieri, ostetriche, personale tecnico, assistenti sociali, e via dicendo, In particolare da gennaio 2023 a gennaio 2024 erano stati assunti 74 infermieri e da gennaio 2024 a ottobre 2024 ne sono stati assunti 84.
E non è un caso che i sindacati, che questi dati non li hanno, non abbiano neanche la percezione di questa “tenuta”. Anzi. Teresa Elmo segretaria della Funzione Pubblica Cgil è tra quelle che scenderà in piazza il 29 novembre per lo sciopero generale, nazionale, della Sanità, insieme a tante altre organizzazioni sindacali, che ha come appendice anche lo stato di agitazione proclamato in Asst Lecco.
La decisione del personale sanitario dell’Asst di Lecco è motivata chiaramente dalla Elmo: «La questione occupazionale e le criticità ad essa legate, sono sempre le stesse: il personale resta sotto dimensionato e chi è in forza è in affanno. Lo dimostra la difficoltà di fruire delle ferie e delle ore accumulate come riposi; e lo dimostra il fatto che continuano comunque ad andare via da Asst Lecco tanti lavoratori. Per quanto noi questi dati non li abbiamo, perché uno dei motivi che ha portato poi all’apertura dello stato di agitazione c’è la mancata comunicazione di questi dati da parte dell’azienda, rimane comunque il fatto che il personale continua a fuggire».
I sindacati si danno alcune spiegazioni: «Non solo la questione dei carichi di lavoro, ma anche la difficoltà nel conciliare lo scarso valore economico del proprio stipendio con il costo della vita sul territorio lecchese, Soprattutto sul fronte delle politiche abitative. Quindi, scontrandosi con questa realtà dei fatti, spesso e volentieri ci si trova nella condizione di dover mettere su un piatto le due cose. Fare la scelta che va nella direzione dell’abbandono della professione sanitaria, non è così raro. Abbiamo provato a sentire persone che cambiano proprio professione, per questi motivi».
A ciò si aggiunge il travaso di personale dal pubblico al privato: «Se io ho la possibilità di andare a lavorare in una struttura privata dove magari mi fanno lavorare a giornata o dove mi consentono di lavorare da lunedì a venerdì e mi danno la possibilità di rimanere libero sabato e domenica, allora scelgo questa possibilità. Ci guadagno in salute, ci guadagno anche nel tempo che dedico alla mia famiglia».
Elmo parla anche di difficoltà nel mantenere un corretto rapporto medico-paziente-personale sanitario: «C’è tutta una serie di mancate risposte da parte dell’azienda, che è diventata inaccettabile perché la situazione è talmente compromessa, è talmente tirato il clima, che basta davvero poco per far scattare le persone».
Possibile sciopero il 29
La Commissione di garanzia sugli scioperi ha inviato a Cgil e Uil, in vista dello sciopero generale del 29 novembre, l’invito ad escludere dallo stop i settori trasporti, sanità e giustizia. Il Garante ha indicato la violazione della regola della rarefazione oggettiva, ovvero del rispetto di un intervallo minimo di 10 giorni tra gli scioperi precedentemente proclamati nello stesso settore, e della rarefazione riferita al trasporto passeggeri, che non consente la concentrazione tra scioperi. Ma altri sindacati, come la Cub (confederazione unitaria di base) ha chiesto a Cgil e Uil di andare avanti «se vogliono realmente combattere le scelte governative possono anche loro scioperare, impugnando la delibera della Commissione, in quanto immotivata ed anche contraria agli interventi della stessa Autorità nel passato».
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