Cronaca / Lecco città
Giovedì 29 Giugno 2017
Fisco. Lariani penalizzati
Il Governo non firma l’accordo
A Roma l’incontro sulla tassazione fra i sindacati e i rappresentanti di Palazzo Chigi: «Ancora elementi di vessazione contro i nostri»
La firma sul nuovo accordo fiscale per i frontalieri deve attendere. Non è infatti all’ordine del giorno del Governo.
È il messaggio portato a casa dal sindacato a Roma nell’incontro con i consiglieri politici ed economici del premier Paolo Gentiloni, al quale era stata inviata una lettera il 13 giugno dalle stesse organizzazioni. I Consigli intersindacali regionali Ticino-Lombardia-Piemonte e Grigioni-Lombardia si sono confrontati con Marco Leonardi e Simona Genovese per ribadire la loro posizione (l’intesa così com’è non va firmata, danneggerebbe lo Stato e i 64mila lavoratori) e appurare le intenzioni di Roma.
«In sostanza – spiega il presidente del Csir per il Canton Ticino Alessandro Tarpini, presente accanto ai vice Sergio Aureli (Unia) e Andrea Puglia (Ocst) – ci hanno rassicurato sul fatto che il tema della firma all’accordo fiscale tra Italia e Svizzera non è affatto in agenda».
Non è stata fornita una precisazione su quando la questione potrebbe essere presa in mano in modo risolutivo. Anche se è ragionevole pensare che debba passare la scadenza elettorale.
Piuttosto, sono emerse le ragioni per cui l’Italia non è affatto desiderosa, e tanto meno convinta, di siglare l’intesa varata dai tecnici dei due Stati ormai più di un anno e mezzo fa. Questo viene messo in luce da Tarpini: «La sottoscrizione non è all’ordine del giorno, perché secondo il governo rimangono molti elementi rispetto alla premessa dell’accordo: ovvero il venir meno delle forme di discriminazione verso i frontalieri».
La promessa del Canton Ticino di abolire l’obbligo del casellario giudiziale in caso di firma non ha fatto saltare di gioia Roma, perché tracce di atteggiamenti vessatori resistono su diversi fronti. «Ci è sembrato – aggiunge Tarpini – che il governo fosse ad esempio preoccupato della decisione dell’Udc di procedere con il referendum contro la libera circolazione delle persone con l’Unione europea».
Sulla sostanza dell’accordo non sarà facile incidere, ma i sindacati hanno portato le preoccupazioni non solo dei lavoratori, bensì anche dei Comuni per cui i ristorni sono ossigeno.
Ci sono però una serie di segnali che i rappresentanti dei frontalieri giudicano positivi. Ad esempio, le garanzie ricevute su un fatto: verrà data continuità al lavoro congiunto nei tavoli ministeriali con le organizzazioni sindacali sulla stesura di uno statuto per tutti i lavoratori frontalieri. Un elemento ritenuto fondamentale, per una figura che a fronte di guadagni maggiori (oltretutto su cui si allunga l’ombra degli effetti del nuovo accordo) si trova in una posizione più fragile.
Altri approfondimenti sono stati assicurati da parte del governo su una serie di problematiche sollecitate dai consigli intersindacali: si va dai diritti al dumping salariale, dalle protezioni sociali al coinvolgimento nei rapporti con le amministrazioni delle aree coinvolte da queste tematiche.
«Hanno detto che si prenderanno qualche giorno di tempo proprio per svolgere questi approfondimenti – osserva Tarpini – Un supplemento d’indagine. Intanto ai primi di settembre ci saranno ulteriori incontri per lo statuto dei frontalieri. Occorre mettere ordine su queste figure in tutt’Italia, è una questione di equità e diritti».
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