Cronaca / Lecco città
Giovedì 23 Dicembre 2021
Favini: «I No vax
tolgono posti letto
ad altri ammalati»
L’ospedale A Lecco sono 62 i pazienti ricoverati con il Covid. Degli 8 in intensiva, solo 2 sono regolarmente vaccinati
«I non vaccinati stanno rubando posti letto di rianimazione a pazienti che potrebbero averne bisogno per altre patologie». È molto forte nelle sue dichiarazioni il direttore generale di Asst Paolo Favini . Ma, d’altronde, degli otto posti di terapia intensiva attualmente occupati, ben sei sono occupati da persone che stanno rischiando la vita “per non aver voluto vaccinarsi”. E gli altri due in rianimazione sono due over 65, vaccinati con due dosi “vecchie”, ovvero risalenti a maggio-giugno e, soprattutto, comorbidi, ovvero con altre patologie importanti. Come a dire: se fossero stati due soggetti sani, anche con le seconde dosi “scadute” (è un modo di dire), non sarebbero dove si trovano oggi.
Non c’è solo il virus
Così Paolo Favini ha ricordato che le dotazioni di terapia intensiva non sono infinite: «Ne abbiamo una ventina, nella normalità e la metà l’abbiamo destinata ai pazienti Covid. Il che vuol dire ridurre a metà l’attività delle sale chirurgiche e rallentare gli interventi per altre patologie non Covid. È il frutto della politica di chi non vuole ricevere il vaccino». Insomma, i casi Covid in terapia intensiva ci potrebbero comunque essere ma sarebbero un quarto del totale odierno.
E i numeri stanno vertiginosamente salendo. Sono ben 62 i nuovi positivi ricoverati al Manzoni. Dei quali 8 in terapia intensiva - sei non vaccinati, due anziani e con altre patologie - e 5 sotto casco C-Pap. Un aumento che è diventato esponenziale dal 21 novembre scorso. Dai 25 ricoverati del 21 novembre siamo passati ai 62 del 21 dicembre.
Tre mesi or sono, ovvero il 21 settembre erano 11 e il 21 ottobre erano 8. Insomma, l’ospedale era praticamente quasi Covid Free. Poi le prime richieste di nuovi letti da parte di Regione Lombardia. Così dalla fase 1 si è passati alla fase 2 e ora si sono messi a disposizione dei letti in previsione di una fase 3 di allerta. Ovvero dai 57 posti letto per acuti, si è già andati a 59 e si arriverà settimana prossima a 69, ovvero a dieci in più. Questo vuol dire arrivare a un’occupazione potenziale di 74 posti che nella fase 4 potrebbero passare a 111 e nella 4A a 166, dato che si spera di non raggiungere mai.
Anche se i contagi sono davvero moltissimi e in continuo aumento. La variante Omicron è oramai arrivata anche nel lecchese.
Non solo brutte notizie, però. La buona è che, proprio grazie alla massiccia vaccinazione lecchese, per ora un solo concittadino è transitato dalla terapia intensiva. Gli altri arrivano da fuori Lecco, mandati dalla cabina di regia regionale che distribuisce le persone negli Hub.
Il Lecchese resiste
«Abbiamo avuto le risposte migliori in Lombardia e in Italia, in quanto a vaccinazioni – prosegue Favini -. Per cui anche sui ricoveri stiamo andando abbastanza bene. In questa fase, dove c’è una ripresa a livello mondiale in alcune zone preoccupante, da noi ci sono buoni risultati proprio perché abbiamo un alto tasso vaccinale nella nostra popolazione. Ma i No Vax rubano posti letto a chi ne ha bisogno per altre malattie e a a chi ha fatto il suo dovere. Chi non ha fatto la terza dose ha tre decimi di protezione a distanza di cinque mesi dalla seconda dose. Se hai la terza dose, poi, anche se vieni contagiato, il periodo infettante è nettamente inferiore».
Al Palataurus, intanto, sono aperte quindici linee vaccinali; sei sono attive al Manzoni delle quali due lavorano tutti i pomeriggi e i sabati e le domeniche per i bambini 5-11 anni. Al Mandic ci sono due linee che al pomeriggio dalle 14 alle 20 e i sabati e le domeniche lavorano a tempo pieno per i bimbi. All’area Cazzaniga sono aperte quattro linee. Al Palataurus si lavora sulle 2mila vaccinazioni al giorno con una parte di prime vaccinazioni che ammonta a circa 200 dosi al giorno. « Attenzione che se siamo vaccinati anche con la terza dose, abbiamo più possibilità di cavarcela. E comunque non abbassiamo la guardia con le misure di sicurezza da adottare in difesa dei pranzi e delle cene con i nonni. Se vogliamo stare con loro dobbiamo starci in grande sicurezza. Anche con le mascherine, il distanziamento e l’igienizzazione…».
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