Effetto caldo negli ospedali, più richieste di soccorso

Sanità In Regione 700 casi in più rispetto al triennio precedente Accessi aumentati per la temperatura ma anche effetto del Covid

Da inizio giugno ad oggi sono state 700 in più, rispetto al triennio precedente (dal 2019 al 2021), le richieste di soccorso giunte ogni giorno nelle sale operative dell’Areu, l’Azienda regionale dell’emergenza e urgenza.

Un incremento che viene correlato sia agli effetti del caldo, sia alla prevalenza di pazienti Covid, più alta rispetto agli anni precedenti. In pratica siamo passati da un numero giornaliero medio di 3.250 richieste in Lombardia alle 3.950 degli ultimi due mesi.

La nostra area

E, con particolare riguardo alla Sala operativa regionale di Bergamo (quella che gestisce le richieste in arrivo anche da Sondrio e Brescia), il numero medio giornaliero di richieste è salito dalle 700 dei tre anni precedenti, alle 850 attuali, ben 150 in più. Una crescita simile la si è avuta anche a Varese, Como, e Lecco, dove le richieste sono passate da 550 a 700, mentre, il picco si è avuto sulle aree metropolitane di Milano e Monza, con 300 richieste in più.

Del resto, da Areu stessa, osservano che «i numeri contemplano tutte le chiamate ricevute, anche quelle riferite ad eventi traumatici che, ad esempio, in territori montani come quello di Sondrio, in questo periodo aumentano per effetto della presenza di un gran numero di escursionisti e turisti, per cui vanno lette con criterio».

«Del resto per noi - osservano - sarebbe impossibile effettuare una scrematura maggiore del dato, perché in emergenza e urgenza interveniamo per una caduta, magari avvenuta in casa, ma anche fuori casa, ma solo in sede di valutazione in Pronto soccorso si può effettivamente stabilire cosa abbia comportato la caduta. Se, si sia trattato cioè, davvero di un colpo di calore, piuttosto che di un problema legato al Covid, piuttosto che, magari, ad altre patologie».

Si tratta quindi di un dato globale, ma resta emblematica l’aumento rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti, quando pure le persone si erano spostate moltissimo, raggiungendo in massa i nostri territori di montagna.

Quindi, attribuire buona parte delle chiamate in più a malori da caldo o a disagio da Covid è pertinente tanto più che, anche dal nostro territorio, giungono feedback in linea con l’interpretazione di Areu.

E se crescono gli accessi in Pronto soccorso per il Covid, ricordiamolo che questo comporta un aggravio di lavoro, perché i casi Covid seguono percorsi dedicati e sono seguiti da un medico ed un infermiere ad hoc.

I medici di famiglia

Ma anche i medici di medicina generale stanno risentendo di questo aggravio di lavoro, che tuttavia in parte dipende anche dalla mancanza del servizio di guardia medica turistica.

«Io sono fuori da 10 giorni per ferie - dice Paolo Galenda, referente del Distretto della medicina di base della Valmalenco -, ma so che i colleghi stanno lavorando parecchio, non tanto per il caldo, che da noi in montagna si soffre meno, quanto per gli accessi dei turisti, che in questo periodo sono soprattutto anziani».

Sotto stress c’è in particolare la medicina di base della Valchiavenna, con medici già contati in numero e con 4mila persone senza medico di riferimento, ma «al di la di tutto - dice Luca De Giambattista, medico a Chiavenna - siamo alle prese con situazioni di forte disagio, dovuto al Covid e al caldo, una sorta di esaurimento psico-fisico che sta interessando parecchie persone».

Come sempre, a farne le spese, sono soprattutto i fragili, over 65, e con patologie croniche, ma non solo. Occorre massimo riguardo.

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