Cronaca / Lecco città
Sabato 05 Gennaio 2019
«Ecco i tre candidati per la mia successione, io punto alla Regione»
Virginio Brivio Il sindaco traccia un bilancio della sua amministrazione e fa tre nomi per il futuro del Centrosinistra
«Tagli dei nastri? Le minoranze dimenticano l’eredità disastrosa di nove anni fa. A me importa far ripartire i cantieri bloccati in città, anche se, lo ammetto, una fotoricordo col Teatro riaperto conto assolutamente di farmela».
Si apre il 2019 per Virginio Brivio. L’ultimo anno di una lunga cavalcata di due mandati, che si interromperà inevitabilmente nella primavera 2020. Ecco perché il primo cittadino e la sua giunta dovranno stringere i denti, e portare a casa quanti più risultati possibile tra quelli ancora in agenda. Ce la faranno?
Sindaco, l’elenco non è da poco: ostello, Bione (lavori e pure bando di partenariato), nuovo Comune e Teatro Sociale. Non si scherza.
E non scordiamoci il Vecchio Tribunale, l’ex Cereghini. Tra qualche settimana saremo a Roma per ricevere il via libera del ministero.
Contiamo di assegnare l’appalto entro l’estate e di tenere ben monitorata la ricezione nero su bianco di tutti i pareri favorevoli che abbiamo oggi preliminarmente in mano.
Nella minoranza c’è chi ironizza: di tutti questi cantieri lei non taglierebbe nessun nastro.
Sa cosa le dico? Chi se ne importa. Sono già contento così, avendo rimesso in pista opere di complessità tecnica e burocratica altissima.
Vorrà pur farsi qualche ultima fotoricordo.
Certamente, mi auguro senza dubbio di vedere finito il piano terra di Villa Manzoni, riaperto il Teatro Sociale e il lotto esterno del Bione. Oltre ovviamente a vedere iniziati i lavori di via Marco d’Oggiono e dell’ostello.
Tra i tanti temi sul tavolo, risuona però anche il silenzio di quelli ormai abbandonati. Due su tutti, porticciolo e lungolago.
Queste possono essere le bugie della minoranza, ma all’opinione pubblica le cose occorre dirle chiare. Abbiamo ricevuto un’eredità terribile di opere bloccate, contestualmente alla crisi economica e al Patto di stabilità. Cinque anni sono passati senza praticamente poter spendere, né progettare nulla che non fosse già finanziato.
E poi?
Poi, chiaro, abbiamo seguito un dato di priorità. Le scuole, il Comune, il Teatro Sociale, il vallo paramassi del San Martino.
Non sarete davvero la giunta dei parcheggi e delle manutenzioni come vi accusano di essere?
Saremo la giunta che ha rimesso in pista le opere pubbliche. E su questo tema accetto la sfida con tutti gli altri enti. Dalla Provincia con la Lecco-Bergamo, ad Anas o al ministero, che ha ancora per le mani la Prefettura. Senza contare che su altri temi abbiamo raggiunto risultati straordinari, anche paragonandoli con altri capoluoghi.
Ad esempio?
Abbiamo messo in sicurezza le società pubbliche del territorio, la gestione di acqua, rifiuti e del welfare. Ci siamo riusciti anche con l’aiuto della Regione e, lo rivendico, con la condivisione di gran parte dei comuni lecchesi, anche di altri colori politici.
Torniamo alla città. Cinque anni fa pareva che il Pgt avrebbe attirato come api al miele privati e imprese nelle aree dismesse lecchesi. Invece poco o nulla è cambiato nel tessuto urbano, perché?
Pochi sanno che il Pgt rende gran parte degli edifici cittadini convertibili in attività ricettive. Questo per dire che il Piano mette in campo strumenti preziosi. Poi, chiaro, c’è da mettersi al tavolo con le proprietà, e qui ci sono due aspetti da non sottovalutare. Innanzitutto, che certi immobili hanno ancora rendite molto alte e, secondo, che tanti proprietari stentano ad abbassare le loro richieste, spesso partendo dal presupposto di rientrare totalmente di investimenti di 10 o 15 anni fa. Ovvio che il mondo sta andando nel verso opposto, e sarà sempre più difficile che siano i volumi a ripagare le proprietà. Ragion per cui serve intraprendenza, e progetti che stiano in piedi da soli.
Sindaco, parliamo del futuro. Lei ha incarnato per dieci anni la vocazione amministrativa del centrosinistra lecchese, figlio dell’eredità dei governi di centrodestra. Oggi manca un anno al termine, e di suoi eredi non se ne vedono.
Iniziamo col dire che, politicamente, tante cose possono ancora cambiare. E pure questo governo gialloverde, che pareva un esperimento, sta ormai cercando le modalità di declinarsi in salsa locale, magari con accordi di desistenza reciproca. È chiaro che a Lecco, tra Giunta e Consiglio, il centrosinistra ha uno zoccolo duro di persone intorno a cui ricostruire una proposta politica.
Nella sua Giunta c’è chi ha lavorato a testa bassa senza pensare al domani, chi condivide con lei stili e tempi, e chi ha lavorato magari accarezzando l’ambizione di candidature future. Che ne pensa?
Parliamo fuori dai denti. Non so se Francesca Bonacina, Corrado Valsecchi e Simona Piazza si candideranno. Mi auguro lo facciano tutti e tre, senza personalismi e dentro una logica di proposta collettiva.
Sono pronti a correre per sostituirla?
Ognuno di loro ha elementi caratterizzanti positivi, ed altri elementi che possono essere migliorati. A tutti e tre raccomando di migliorare quella che è la capacità di lettura complessiva delle situazioni, senza la quale non si è buoni sindaci, e di mettere da parte i personalismi.
Lei che farà?
Non voglio essere d’ingombro al dibattito che sarà portato avanti sulle candidature. Mi auguro si guardi anche alla società civile, ma so bene la difficoltà di questi tempi di coinvolgere elementi da quel bacino. Ad ogni modo so per certo che chi arriverà troverà una situazione molto, molto più positiva di quella che ho trovato io.
Intendevamo tra qualche anno…
Beh, non ho mai fatto mistero che il livello regionale mi attiri particolarmente. Da politico o in termini lavorativi, non ho idee preconcette. Certo è che, anche per Anci, sto studiando le peculiarità identitarie di questa straordinaria regione che, a differenza di altri “motori” europei, presenta una disomogeneità preziosa, che va presidiata e aiutata a crescere e a relazionarsi.
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