Maura Galli
C’è una cosa che devo proprio dire a proposito del catalogo delle manze single offerte come merce appetibile per maschi infoiati, nel quale figuro anch’io, zitella di ritorno più che matura e protetta dall’età da qualsiasi rischio.
Non sto a insistere sullo schifo di un’operazione che è senz’altro un reato (e ci mancherebbe che venisse qualche dubbio al di là del fatto che i profili sui social sono pubblici).
Giustamente, anzi doverosamente verrà intentata una causa a tutela delle donne che sono state inserite in un catalogo a loro insaputa.
Nell’evoluto Occidente, di cui Lecco è una piccola provincia, le donne sono ancora merce, magari in modo più subdolo e meno evidente. Per fortuna in questa parte del mondo almeno possiamo denunciare e incastrare chi si comporta ancora come se fosse lecito - anzi peggio, normale - trattare le donne in questo modo: è un reato. Chiaro?
Chiaro, certo. Ma sarebbe utile fissare l’attenzione su un’altra cosa che emerge qua e là nei commenti e che passa sottotraccia, veicolata dalle parole come un non detto dalla forte carica emotiva inespressa. Signore e signorine, ma perché ingenuamente avete dichiarato il vostro status di single nei vostri profili Facebook?
Sciocchine, non sapete che Facebook è una selva oscura, un posto dove orribili marpioni sono pronti a sbranarvi come agnelli?
Imparate a proteggervi e a usare con intelligenza internet senza scoprirvi, senza fornire informazioni sensibili, senza mettervi in piazza alla mercé di chiunque.
Ora, è vero che bisogna essere sgamate (i), che è necessario imparare a usare i social per non essere usate (i) e abusate (i). Ma questa assoluta verità di alfabetizzazione necessaria e finora insufficiente non c’entra nulla con il fatto dell’orrendo catalogo compilato da persone orrende: l’informazione sensibile sarebbe il fatto di essere sentimentalmente libere. Una dichiarazione improvvida e ingenua? Per non dire colpevole (come schiacciare l’occhiolino)?
Già, è come quando le cronache raccontano di tanti stupri e violenze. Aleggia sempre quel giudizio non esplicitato che induce un disagio ben noto alle vittime, diciamolo dai, una specie di senso di colpa.
Il perché insomma, con tutti i maniaci sessuali che ci sono, vai in giro con cosce e tette fuori?
Non lamentarti se poi ti succedono brutte cose. Un po’ di colpa ce l’hai anche tu. Impara a mettere il burqa.
Ecco, anche in questo caso il pregiudizio e il moralismo antifemminile (non antifemminista) fanno capolino, quasi sempre inconsapevolmente, in tanti commenti. Di uomini ma non solo, persino le donne non sono immuni da un modo di pensare che si insinua a tradimento tra le più convinte dichiarazioni razionali di rispetto per la libertà e la dignità del proprio genere.
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