Cronaca / Lecco città
Mercoledì 09 Marzo 2016
Donne, una carriera ad ostacoli
La parità rimane sulla carta
Da noi ci sono aziende che fanno della responsabilità sociale un fiore all’occhiello, ma su 35mila avviamenti al lavoro ancora in minoranza. Calata la presenza nel manifatturiero
L’occupazione, fonte di reddito perciò madre di ogni indipendenza, continua ad essere un percorso a ostacoli per molte lavoratrici che da sempre devono fare i conti fra aspirazioni di carriera e di maternità, cure per la famiglia e obiettivi economici di un lavoro che nei risultati continua a penalizzare i loro stipendi con una differenza dell’11% rispetto a quelli degli uomini.
Non che possano essere pagate contrattualmente meno, ovviamente: ma quello che fa sfumare quella parità di genere che, quando è vera, è anche parità economica, è la difficoltà causata dalle cure per la famiglia nel fare gli straordinari, nell’andare in trasferta o nel prendersi tempo extra per fare formazione aggiuntiva, e ciò perché i servizi non sono mai sufficienti per aiutare le donne coi bambini che in pieno pomeriggio escono da scuola o coi genitori anziani da seguire.
La difficoltà che decurta lo stipendio e la qualità di vita rispetto agli uomini è, in sostanza, quella di riuscire a mettere l’uno sull’altro i mattoni utili alla carriera. Di recente la consigliera di parità Adriana Ventura ha illustrato alla provincia i risultati di lavoro del 2015 mostrando come a bruciare il futuro lavorativo delle donne siano soprattutto i rientri dopo una maternità.
Le eccezioni ci sono, a Lecco non mancano aziende che fanno della responsabilità sociale un fiore all’occhiello, ma che la consigliera di parità trascorra, com’è accaduto ieri a Ventura, l’8 marzo in tribunale nell’affiancare una lavoratrice in una causa di licenziamento forzoso a seguito di maternità è emblematico di una parità ancora lontana da raggiungere.
Nel 2015 su un totale di 213 convalide di dimissioni avvenute nel corso del primo anno di vita di un figlio, 185 hanno riguardato donne.
Ciò in un panorama di lavoro dipendente in cui nel 2015, su un totale di quasi 35.000 avviamenti la minoranza (45,1%) è andato a beneficio di donne, che soprattutto nelle imprese manifatturiere spesso sono le prime a pagare col licenziamento il prezzo di crisi aziendali. Ad essere espulse nel 2015 sono state 363 donne, secondo l’ufficio ammortizzatori sociali della Provincia, a fronte di una presenza femminile nel manifatturiero lecchese che ha una quota di solo il 25% e che ha perso tre punti di presenza dal 2005 al 2014.
In contemporanea, si è verificato un parziale travaso di lavoratrici nei servizi, territorio di part time e contratti flessibili, dove la percentuale di presenza femminile (47%) è invece cresciuta di due punti.
Licenziamenti per crisi a parte, le fuoriuscite femminili dal lavoro nel 2015 sono state 16.047, rispetto alle 15.406 del 2014. Uscite non compensate dagli ingressi, pari a 15.774 nel 2015 e 14.689 nel 2014.
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