Domani i funerali di Riccardo Bonacina. Il ricordo degli amici lecchesi: «Ha dato dignità al terzo settore»

Si svolgeranno domani, nella basilica di Sant’Eustorgio a Milano, i funerali di Riccardo Bonacina. Il giornalista, nato a Lecco settant’anni fa, è stato ricordato da tutta la stampa nazionale come una persona di rilievo.

Come ha scritto Toni Capuozzo, il giornalismo di Bonacina «aveva il coraggio della bontà». Ce lo ha confermato anche Roberto Formigoni, che con Riccardo ha condiviso momenti comuni: «La scomparsa di Riccardo è stato una perdita gravissima per tutto il nostro Paese. Ci siamo conosciuti in gioventù, abbiamo frequentato gli stessi ambienti, eravamo amici. Poi ci siamo persi di vista, ma la nostra amicizia è rimasta tale anche a distanza. Ribadisco che Riccardo è stato straordinario perché ha fondato un periodico come “Vita”, che ha dato voce al terzo settore, quando nessuno se ne occupava. In questo senso, la sua mancanza si farà sentire ai tanti che l’hanno conosciuto».

Della grande persona che è stato Riccardo Bonacina, ci ha parlato anche Marco Giorgioni, presidente della Compagnia delle Opere di Lecco e Sondrio: «Fa piacere leggere sulla stampa nazionale quanto Riccardo fosse apprezzato. Personalmente l’ho sempre ritenuto un rivoluzionario, perché ha saputo fare il suo mestiere in forza di quell’educazione alla fede, che aveva maturato sin da giovane. Io l’ho conosciuto in Gioventù Studentesca e all’università e non faceva una vita tranquilla. Da giornalista ha dato identità e dignità ad un mondo, quello del terzo settore, che c’era ma non era considerato. Lui ha saputo far vedere cos’era quel mondo facendolo diventare un pilastro della nostra società accanto all’economia, all’industria, alla finanza. In questo senso lo reputo un rivoluzionario». Altro aspetto sottolineato da Giorgioni è quello della grande apertura di Riccardo Bonacina nei confronti del prossimo: «Ha fatto tutto nel solco della dottrina sociale della Chiesa, sempre con un’apertura e una capacità di accoglienza, che lo ha fatto apprezzare da tutti, anche da coloro che non la pensavano come lui. Riccardo è stato quello che ha fatto capire cosa volesse dire sussidiarietà, quando nessuno conosceva questo termine. Lui ci ha mostrato come questa pratica fosse possibile e necessaria per la nostra convivenza civile. Dando dignità al terzo settore, tra l’altro, ha contribuito a creare figure professionali che prima non esistevano».

Anche Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione comunitaria del Lecchese, ha seguito con partecipazione il lavoro di Bonacina: «Se penso a lui, vedo una persona che si è spesa tutta la vita per ideali che ho sempre condiviso. Leggendo il periodico “Vita”, ho trovato dei contributi molto interessanti, con una grande apertura agli altri. Era evidente il desiderio di confrontarsi con tutti senza la paura di perdere delle posizioni. Da “Vita” ho raccolto molto anche rispetto al mio compito in Fondazione».

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