Cronaca / Lecco città
Domenica 21 Marzo 2021
«Dodici casi, tutti asintomatici
Su quasi tremila dipendenti»
Ospedale Francesco Luzzara, direttore del laboratorio di Microbiologia del Manzoni di Lecco. «La vaccinazione ha cambiato tutto, ma non bisogna rinunciare alle precauzioni»
I vaccini funzionano bene. Anzi benissimo. Solamente dodici dipendenti dell’Asst Lecco tra tutti quelli vaccinati, si sono ri-positivizzati. Sì, perché nessuno di loro ha sviluppato la malattia. Una percentuale ha vissuto la coda di una vecchia infezione (risalente al massimo a 90 giorni prima), e gli altri si sono positivizzati dopo la vaccinazione, ma senza sviluppare la malattia. Ovvero non c’è nessun nuovo malato di Covid tra i quasi tremila dipendenti Asst vaccinati con Pfizer. Un risultato eccezionale. Il direttore del laboratorio di microbiologia del Manzoni, Francesco Luzzaro è soddisfatto.
Dottor Luzzaro, di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando di sole dodici persone praticamente asintomatiche o con lievissimi sintomi. Il problema è che si fa un po’ di fatica a classificare correttamente quello che sta succedendo perché si parla di re-infezioni ma, in effetti, ogni caso andrebbe considerato a sé stante, perché in alcuni casi i vaccinati avevano già fatto il virus e sono risultati positivi a un test molecolare entro i 90 giorni dalla precedente infezione. Per cui si parla non di re-infezione, ma di coda dell’infezione. E gli altri hanno sviluppato la sintomatologia, ma non la malattia.
Come mai, però, si risulta positivi dopo aver già fatto la malattia e, addirittura, dopo essere stati vaccinati, anche se in 12 casi su 3mila?
Perché nelle cellule restano dei pezzi del virus, non più il virus attivo. Il virus produce in sovrabbondanza parti che poi riassembla e anche dopo molto tempo si possono trovare delle tracce del virus, ma non stiamo più parlando del Covid. La malattia non c’è più. Il fatto che si possa risultate positivi per lungo tempo è una cosa nota, ma non è correlata con la malattia. Si è positivi per lungo tempo senza essere malati o infettivi.
A proposito: si può trasmettere il Sars Co V2 in queste condizioni?
Fino a quando uno è positivo, questo viene tenuto a casa in isolamento precauzionalmente. Che possa trasmettere il virus non lo sappiamo, in realtà, ma da un punto di vista cautelativo si preferisce tenerlo a casa, isolato; naturalmente è una misura precauzionale. Stiamo studiando la cosa, ma bisogna fare una serie di test complessi in centri di ricerca specializzati perché bisogna mettere in coltura il virus, vedere se replica, o se si tratta solo di parti di un virus che è oramai incapace di replicarsi. Sono attività di verifica che devono essere fatti su grandi numeri e in centri di ricerca specializzati.
Siamo alla svolta tanto attesa?
È un ottimo risultato. Un risultato ancora più importante perché anche i positivi non hanno sviluppato la malattia o comunque una malattia importante. Tanto meno che richieda un ricovero. Però bisogna evitare di dare indicazioni di “liberi tutti”, anche se fossimo tutti vaccinati.
Perché?
La maggior parte di chi tra noi è risultato positivo dopo il vaccino, è a causa di una coda di infezione: ha avuto contatti con il virus molti mesi prima; altri no. E in questo caso si tratta di re-infezioni vere e proprie, seppur leggerissime. Evidentemente il tampone è stato fatto prima che il sistema immunitario sollecitato dal vaccino, lo bloccasse. Il vaccino ci protegge dalla malattia conclamata, ma finché il sistema immunitario non risponde, e questa finestra di tempo è variabile da persona a persona, in teoria si può infettare gli altri. E il virus lo si può prendere sempre, anche se dopo qualche tempo il sistema immunitario lo blocca.
Insomma, per essere sicuri dopo la vaccinazione di non essere positivi, dunque potenzialmente infettivi, e avere una “patente d’immunità”, cosa si dovrà fare?
Se si riferisce al passaporto vaccinale questo potrà essere dato soltanto dopo la seconda dose di vaccino, aspettando un ulteriore tempo dalla seconda dose. Dopo una settimana dalla seconda dose Pfizer, secondo le linee governative e dopo due settimane con AstraZeneca.
Dottore, possiamo dire che con la vaccinazione è davvero cambiato tutto, in positivo?
Assolutamente. Nei paesi in cui si è avuta la possibilità di fare la vaccinazione nella maggior parte della popolazione, i risultati sono evidenti. Se la malattia si riduce a una sintomatologia lieve ci possiamo convivere senza problemi. Il problema vero è evitare le situazioni gravi. E dove hanno potuto vaccinare a largo raggio, questa situazione l’hanno risolta. In Gran Bretagna, Israele, dove la vaccinazione è stata fatta su milioni di persone, non c’è più questo problema.
Il vaccino lo si dovrà fare ogni anno?
È possibile. Anche se, in realtà, non lo sappiamo. Si dice che gli anticorpi possono proteggere per sei-otto mesi? Non si sa. Abbiamo poche informazioni. I tempi considerati sono brevi. Potrebbero essere di più o potrebbe essere necessaria una vaccinazione annuale come si fa per l’influenza. E non sappiamo cosa succederà con le varianti. Gli studi fatti dicono che i vaccini attuali proteggono contro le varianti. Comunque i vaccini a Rna messaggero (Pfizer e Moderna), sono brevi da adattare a eventuali varianti, mentre quelli a vettore virale (AstraZeneca), richiedono mesi per adattarli. Vedremo…
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