Divieto di fumo all’aperto: «Lecco come Milano? Non sarebbe fuori luogo»

A Milano dal 1° gennaio il sindaco Beppe Sala ha istituito il divieto di fumo in città, esteso a tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico all’aperto, incluse vie e strade, ad eccezione quindi delle aree isolate in cui è possibile rispettare la distanza di 10 metri da altre persone. In realtà a Milano il divieto di fumare è già in vigore dal 2021 in alcune zone specifiche come le fermate dei mezzi pubblici, i parchi e le aree verdi, tra cui le aree cani e le aree giochi, i cimiteri e le strutture sportive, come ad esempio gli spalti dello stadio di San Siro. E la città metropolitana ha chiarito che si tratta di un provvedimento che ha l’obiettivo di contribuire a ridurre il PM10, ossia le particelle inquinanti nocive per i polmoni, e quindi di migliorare la qualità dell’aria della città, a tutela della salute dei cittadini e delle cittadine, comprendendo altresì la protezione dal fumo passivo nei luoghi pubblici, frequentati anche dai più piccoli.

Se fosse primo cittadino di Lecco il sindaco Sala avrebbe il plauso del presidente dell’ordine dei medici Pierfranco Ravizza. Che spiega. “Il fumo passivo è passivo sia al chiuso che all’aperto. Se andiamo in macchina io e un fumatore e quest’ultimo fuma, nel chiuso dell’abitacolo io il fumo passivo lo subisco al massimo. Mentre più è grande l’ambiente, minore è l’effetto del fumo passivo. Detto questo, però, il fumo passivo all’aperto non è inesistente. Ed è dannoso. Mi era capitato di andare a San Siro e tutti fumavano. Pur essendo allo stadio, la puzza di fumo era la stessa di un salotto di casa. E il fumo passivo, se inalato in mezzo a tanti fumatori seppur in un luogo all’aperto, è praticamente lo stesso che si potrebbe rilevare in un ristorante se tutti fumassero”.

Certo i fattori discriminanti sono parecchi: se c’è ventilazione, se siamo in mezzo agli alberi e alla natura o tra le mura di un cortile seppur all’aperto e via dicendo... “Si può disquisire se ci sono cento persone che fumano a dieci metri di distanza o se ce ne sono due. Ma non si può normare tutto, in maniera così dettagliata, comprendendo le condizioni atmosferiche dei vari momenti in cui si fuma – taglia corto Pierfranco Ravizza -. Ma questo divieto introdotto da Sala è un buon segnale dell’attenzione che si dovrebbe avere sempre nei confronti di chi sceglie di non fumare. Certo, magari convincendo lo Stato a non lucrare sulle tasse sulle sigarette: mette le accise sul fumo e poi fa i cartelli contro i danni del fumo…”. A Lecco si potrebbe estendere il divieto? Ravizza se lo augura. “Il nostro inquinamento atmosferico non è molto diverso da quello di Milano, per cui non sarebbe una misura fuori luogo. E chi dice che va bene anche fumare all’aperto, tanto c’è già smog, vuol dire essere miopi. Chi vuol fumare, fumi, ma non dia fastidio agli altri…”.

Federico Bario, artista e pittore che è in mostra al Polo Culturale di Arlate di Calco fino al 25 gennaio, è un accanito, ma rispettoso, fumatore. E non accetta certi divieti draconiani. “Mi sembrano ridicoli perché il fumo incide pochissimo rispetto all’inquinamento che respiriamo. Il proibizionismo contro i fumatori, che si sono già ridimensionati e allineati da anni, spontaneamente, al di là delle leggi, è ingiusto ed esagerato. Dalle statistiche scientifiche che hanno già tirato fuori è chiaro che non sono certo i fumatori il problema. È come dare la colpa alle scie chimiche… Se mangiamo quintali di carne grazie agli allevamenti intensivi, sì che inquiniamo l’ambiente. Altro che prendersela con i fumatori…”.

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