Cronaca / Lecco città
Venerdì 06 Luglio 2018
Decreto De Maio, i mobilieri
Così 10mila posti a rischio
Il presidente di Federlegno Emanuele Orsini contesta i vincoli sui contratti a tempo determinato: «Molto preoccupati, abbiamo tanto investito nella formazione dei giovani, sarà un pesante freno all’occupazione»
Un freno ai contratti a termine? Piuttosto, il rischio del boom delle partite Iva e di una rete di imprese del legno in difficoltà nel reperimento e nella crescita del personale. Perché ancora più oneroso in un mercato così flessibile.
Sul decreto dignità si alza la voce di Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo. Preoccupato per l’impatto che potrà avere su aziende e posti di lavoro. Entro il 2020, ci sono 24mila figure professionali in uscita dalle imprese del settore verso la meritata pensione, 31mila dovrebbero entrarne. Ma quel saldo positivo tra le 7 e le 10mila persone pregustato dalla Federazione e per cui si stava lavorando anche nel Polo del legno a Lentate, vacilla. Preoccupano i vincoli previsti dal provvedimento varato dall’esecutivo, così le imprese rischiano di non avere margine per procedere alle assunzioni.
La provincia di Lecco attualmente ha 356 attività. Nella filiera, il mobile pesa per circa l’8,3%. Un settore strategico, e apprezzato, come dimostra anche il successo degli stand brianzoli al Salone del Mobile di Milano.
La qualità del dipendente è cruciale. «Spostando il tetto massimo per il rinnovo del tempo determinato da 36 a 12 mesi, perché di fatto è così - afferma Orsini – si farà fatica». Tecnicamente, la soglia è stata spostata a 24 mesi, ma dopo un anno entra in gioco l’obbligo della causale del rinnovo, che rappresenta secondo le imprese una complicazione e una fonte di contenziosi.
La preoccupazione è elevata tanto più per la tipologia di aziende nel settore dell’arredo: realtà con quattro, cinque dipendenti. Dove – prosegue - «l’investimento sulle persone è quello più importante, perché un dipendente rappresenta il 25% del costo del lavoro. Non si può sbagliare. Come si fa ad assumere per sempre dopo una manciata di mesi? Se uno è bravo e serve è nell’interesse dell’azienda trattenerlo. Ma se si rivela un investimento a perdere? Che si fa a quel punto? E se viene a mancare il lavoro?».
Due dunque i problemi che si presentano su questo fronte. Da una parte appunto il tempo per sondare se il lavoratore sia effettivamente valido, dall’altra il mercato, quello che di fatto oggi frena le assunzioni più stabili, così dicono le imprese. Nell’incertezza totale, con gli ordini che permettono di scorgere un orizzonte limitato, si procede con maggiore cautela.
Ecco perché Orsini esprime tutta l’amarezza sul decreto dignità e sui nodi irrisolti in particolare sull’incentivo fiscale che negli ultimi anni ha rilanciato il settore anche sul mercato domestico. Proprio nel momento per la domanda interna «in cui il settore è cresciuto dell’1,6% e cerca di lasciarsi la crisi alle spalle – prosegue – si aumenta ancora il rischio di fare impresa. Intanto tra l’altro, non si è ancora parlato del bonus mobili, che per noi ha rappresentato un valore di 1,8 miliardi e ha salvato molti posti di lavoro. A fine anno capiremo cosa vogliono fare… e intanto questo decreto. L’impatto negativo sarà alto».
Insomma, secondo FederlegnoArredo c’era la possibilità concreta di far entrare fino a 10mila persone nel settore. Adesso, c’è il pericolo che molti di quei posti si trasformino in partite Iva. Che le aziende preferiscano il ricorso a queste ultime, oltre a un potenziamento dell’automazione.
Ma la bellezza del made in Italy, a maggior ragione in questo settore, passa dalla creatività dell’uomo.
«Siamo molto preoccupati – ribadisce Orsini – Proprio noi che tanto abbiamo puntato sulla formazione, realizzando con le imprese in Brianza il Polo del legno. Le nostre aziende sono quelle che – se hanno un ragazzo bravo, formato – fanno di tutto per tenerlo. Non sono certo loro quelle società che sfruttano i giovani, loro investono sulle nuove generazioni».
E come si accennava, l’attenzione restata puntata sul bonus. Perché non è un mistero che una parte di governo guardi con scarsa simpatia al sistema delle detrazioni.
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