Cronaca / Lecco città
Domenica 26 Aprile 2020
Crollo degli artigiani
Da inizio anno meno 1.814 imprese
Fotografia drammatica di Confartigianato, allarme per il manifatturiero e per le costruzioni - Fagioli (edilizia): «Stiamo lottando per sopravvivere»
Le imprese artigiane di Lecco, Como e Sondrio pagano un prezzo altissimo in questo primo trimestre 2020, già adombrato dall’emergenza coronavirus. E se le costruzioni sono quelle con il saldo più negativo almeno nelle prime due province, in proporzione l’allarme è particolarmente elevato nel manifatturiero.
Questo quanto emerge dal rapporto di Confartigianato Lombardia. Sono 1.814 le imprese artigiane in meno nei primi tre mesi del 2020 rispetto un calo di 1.590 dello stesso trimestre del 2019. Anche le iscrizioni calano ed è proprio questo il dato che incide in modo più drammatico: infatti tra gennaio e marzo si registrano 5.084 nuove aperture, 1.132 in meno rispetto all’anno precedente. Sono invece 6.898 le chiusure registrate, contro le 7.806 del 2019.
Se i saldi in termini assoluti risultano negativi in tutte le province, a Sondrio sono un po’ più attenuati: -22 unità, corrispondenti a un tasso di crescita trimestrale del -0,51%. Lecco e Como non sono tra le peggiori, tuttavia la prima ha una variazione negativa di 50 aziende con -0,59%, la seconda di 158 con -1,02%. La performance più negativa in questo senso è Mantova con -1,58%, la media lombarda è di -0,755.
A Como sono iscritte 15.304 aziende artigiane: ne sono nate 314, ne sono morte 473. Le costruzioni rappresentano il primo settore, con 5.952 unità: ne ha perse 196, ma guadagnate 127, per cui il saldo è 69. Invece il manifatturiero vede più marcato il divario tra nuove e cessate: 51 contro 103. Oggi in provincia ha 3.612 imprese e ne ha viste venire meno più di 80 rispetto all’anno scorso. La terza quota di aziende artigiane sono quelle per i servizi alle persone: 3.229, con una variazione negativa di 35: qui la perdita è lievissima, di poche unità, rispetto al primo trimestre 2019. Crescono soltanto le imprese legate ai servizi alle persone, con 2.414 (erano 2.341).
A Lecco le attività artigianali sono 8.490 e c’è più equilibrio tra costruzioni (3.177) e manifatturiero (2.263). Il saldo più pesante è il -21 relativo proprio all’edilizia che conferma il doppio volto: tante cessazioni (83), comunque un certo dinamismo nelle nascite (62). Anche qui troviamo il fenomeno delle società per i servizi alle imprese, che crescono raggiungendo quota 1.279 e possono dunque vivere un momento abbastanza positivo, pur nell’incertezza.
Infine a Sondrio si è scesi a 4.263 aziende artigiane e la prima quota è sempre rappresentata dalle costruzioni (1.734), che hanno un saldo negativo di 11 unità. Se il manifatturiero è terzo con 935 imprese, va segnalato che è anche in aumento, decisamente controtendenza rispetto alle altre zone: sono nate 24 attività, mentre ne sono cessate sei.
Fermo restando le ferite del manifatturiero, l’edilizia resta sorvegliata speciale e lo conferma il presidente per la categoria di Confartigianato Lombardia Virgilio Fagioli.
«Si lotta per la sopravvivenza - dice -. Questo era un anno già iniziato male e adesso abbiamo preso un’ulteriore batosta. Ad aprile avremo fatturato zero, al di là di qualche fattura vecchia, che si potrà riferire a febbraio. Ma il vero problema si vedrà a maggio. E in realtà per questi tre mesi temiamo di non poter fatturare».
È vero che il primo trimestre è tradizionalmente caratterizzato da un bilancio negativo tra iscrizioni e cessazioni per via del concentrarsi di queste ultime alla fine dell’anno precedente. Ma il paragone con il 2019 mostra come le sofferenze siano pesanti. E appena iniziate.
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