Croci sulle vette. «Qui nessuno
vuole toglierle»
Il caso Angelo Schena, del direttivo centrale Cai. «Non è stato proposto di eliminare quelle esistenti, Né c’è un sentimento anti-religioso, solo un equivoco»
Le croci sulle vette delle montagne sono finite di nuovo al centro delle polemiche, anche se in questo caso si fatica a dare un senso, dal momento che la contrapposizione è data da un fraintendimento. Fatto sta che il dibattito, comunque, si è inevitabilmente acceso, segno che l’argomento sia di quelli sensibili.
Ma andiamo con ordine. A far nascere la questione era stata nei giorni scorsi la presentazione del libro “Croci di vetta in Appennino” di Ines Millesimi, storica dell’arte e socia del Cai.
La tesi
«Un libro e un incontro davvero interessanti – afferma Angelo Schena, socio della Sezione valtellinese e dall’anno scorso componente aggiunto del Comitato direttivo centrale del Club alpino italiano, che giovedì era presente all’incontro organizzato all’Università Cattolica di Milano -. L’autrice ha fatto uno studio molto ricco su una serie di croci sulle cime delle montagne dal punto di vista storico, artistico, ambientalistico e religioso, e nell’introduzione del libro ha parlato del simbolo della croce, ripercorrendone la storia da prima della nascita di Cristo fino ai giorni scorsi. La conclusione della sua tesi - racconta Schena - è che sarebbe preferibile non costruire nuove croci sulle vette, pur continuando a manutenere con cura quelle già presenti».
Una tesi, insomma. A dimostrarlo ci sono le registrazioni dell’incontro. Tesi che ha trovato l’appoggio sia di Marco Albino Ferrari, direttore editoriale del Cai finito al centro delle polemiche, ma anche di monsignor Melchor José Sànchez de Toca y Alameda (relatore del Dicastero delle Cause dei Santi),e del professore di diritto dell’Università Cattolica Marco Valentini.
«Monsignor Sanchez ha citato anche dichiarazioni di Papa Francesco e ha sposato la medesima conclusione dell’autrice, non c’era assolutamente nulla di “anti-religioso” in quanto emerso dall’incontro, semmai si parlava di tutela ambientale – prosegue Schena -. Tanto che al termine eravamo tutti molto soddisfatti e ci sentivamo arricchiti dalla discussione. Mai avremmo immaginato che potesse nascere una polemica di questo tipo. Nessuno, e sottolineo nessuno, ha mai assolutamente parlato di eliminare le croci presenti, che anzi, tutti erano concordi, devono essere curate e tutelate. Un discorso di alto livello che è stato minimizzato e travisato».
Eppure, il concetto veicolato alla fine è stato proprio questo: il Cai vuole togliere le croci dalle vette. E il mondo politico è insorto.
«Resto basita dalla decisione del Cai senza aver comunicato nulla al Ministero (del Turismo, ndr). Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto. Invito il presidente del Cai a ripensarci» le parole del ministro Daniela Santanchè.
«Una sciocchezza, senza cuore e senza senso, dovrete passare sul mio corpo per togliere un solo crocifisso da una vetta alpina, senza se e senza ma» quelle di Matteo Salvini. Solo per citare alcune delle tante dichiarazioni.
Chiarimento
E, a questo punto, è intervenuto il presidente generale del Club alpino italiano, Antonio Montani, che in sostanza si è dissociato da quanto emerso nel corso della presentazione del libro, e si è scusato.
«Non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale – ha detto -. Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginarmi la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Voglio scusarmi personalmente con il ministro Daniela Santanchè per l’equivoco e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto».
La discussione sembra ormai chiusa, ma sarà davvero così?
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