Cronaca / Lecco città
Martedì 02 Febbraio 2021
«Crisi dura, Lecco si salverà
con le competenze»
Mirco Scaccabarozzi, segretario Cisl: «Il territorio è già uscito bene dal disastro del 2009, può farcela ancora formando meglio i lavoratori»
Per rilanciare l’economia lecchese, in questo momento di assoluta eccezionalità ed emergenza, è necessario partire dalle competenze e dall’innovazione, su cui si potrà far leva per uscire dalle secche della crisi.
Il segretario generale della Cisl Monza Brianza Lecco, Mirco Scaccabarozzi, ne è convinto e ricorda che il tessuto produttivo e dei servizi del nostro territorio, «aveva saputo dare buona prova della propria resilienza nei difficili anni seguiti alla crisi del 2008».
I riflessi più pesanti si rischiano inevitabilmente sul piano occupazionale considerato il fatto che nonostante le misure messe in campo dal Governo in termini di ammortizzatori sociali («Basti pensare alle ore di Cig complessivamente autorizzate, il cui rapporto tra i soli primi nove mesi del 2020 e l’intero 2019 è di venti a uno») e blocco dei licenziamenti fino a fine marzo, «già uno sguardo alle previsioni occupazionali del secondo semestre 2020 faceva insorgere fondati timori».
Ma una reazione è fondamentale, e in questo senso la «parola chiave sarà innovazione, declinata nelle diverse strutture organizzative aziendali con un personale per cui la formazione permanente, quindi la crescita delle competenze, non potrà certamente figurare quale gentile concessione dell’azienda, ma sarà volano di competitività per la stessa. Si imporrà inoltre una rivisitazione di prodotti e servizi, la riconfigurazione dei link per le forniture e una revisione radicale delle strategie di marketing».
Il virus, è la considerazione del segretario della Cisl, ha accelerato con violenza le tendenze al cambiamento già in essere da qualche anno, ma non solo.
«La crescita esponenziale del lavoro digitale a distanza ha ridefinito luoghi e tempi delle attività umane. Si è letteralmente imposta l’interdipendenza fra contesto ambientale, lavoro e salute. Mai come negli ultimi mesi si è palesata l’urgenza di integrare fra loro politiche del lavoro, dinamiche sanitarie e mutamenti del contesto socioeconomico».
Nel contempo, le caratteristiche assunte «dal mercato del lavoro locale chiamano in causa i percorsi formativi. I dati Eurostat mostrano come in Italia da tempo si manifesti una delle più basse percentuali di quindicenni con competenze considerate indispensabili per costruire percorsi solidi di vita e lavoro. Bassa è anche l’incidenza di laureati (27,6% nella fascia 30-34 rispetto all’obiettivo europeo di salire oltre il 40%). Istruzione debole e competenze labili zavorrano l’occupazione giovanile».
In questo senso, sempre più in futuro il fattore discriminante «sarà lo skill mismatch, ovvero il divario fra le competenze possedute e quelle richieste dal tessuto economico-produttivo. Purtroppo il nostro Paese non possiede ancora un autentico sistema duale che consenta dopo i sedici anni una sorta di duplicità di status, studente e lavoratore a un tempo. Va comunque rammentato e sottolineato il fatto che il territorio ha cercato di ovviare alle smagliature del mercato del lavoro, promuovendo occupabilità con l’azione efficace di Network Occupazione».
Scaccabarozzi, però avverte: «un incremento delle competenze deve coniugarsi alla valorizzazione del capitale umano. Una politica aziendale di riduzione di costo a discapito della produzione di valore non è accettabile».
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