Cronaca / Lecco città
Giovedì 11 Ottobre 2018
«Creval può diventare
un caso di successo»
Assemblea per il rinnovo del vertice, il candidato alla presidenza Lovaglio: «Questa banca ha grandi potenzialità, rilancio e fusione tra due anni»
Il momento è arrivato. Domani mattina alle 9,30 a Milano, al Centro servizi di via Feltre, il Credito Valtellinese si mostrerà ai soci e agli investitori con un volto completamente nuovo.
Il consiglio di amministrazione cambierà in tutti i suoi elementi ad eccezione dell’amministrazione delegato Mauro Selvetti, cooptato a giugno nell’attuale Cda e in scadenza proprio venerdì 12 ottobre. Selvetti è nella lista del nuovo board di cui Luigi Lovaglio sarà presidente. Una squadra frutto della decisione di Denis Dumont, l’imprenditore francese che con la sua holding, la Dgfd, controlla il 5,12% del capitale, di fare tabula rasa del precedente vertice dell’istituto valtellinese.
Una richiesta di revoca, nel segno di una profonda discontinuità, giunta nel mese di agosto, che ha di fatto accelerato la “fine” naturale dell’attuale consiglio, prevista la primavera prossima.
Ai consiglieri che hanno già comunicato le dimissioni, si sono aggiunte pochi giorni fa Mariarosa Borroni, Maria Elena Galbiati e Tiziana Mevio, che seguono quelle del presidente Miro Fiordi, del vicepresidente Michele Colombo, e degli altri consiglieri Elena Beccalli, Gabriele Cogliati, Giovanni De Censi, Flavio Ferrari, Paolo Stefano Giudici, Gionni Gritti, Livia Martinelli, Paolo Scarallo e Alberto Sciumè.
L’istituto di credito ha divulgato una nota in cui ha spiegato il perché di questa mossa: «Tale decisione, come anche la scelta del consiglio di amministrazione di non presentare una propria lista, è maturata con l’esclusivo obiettivo di perseguire l’interesse della banca in piena coerenza con il grande rispetto e dedizione verso i suoi azionisti tutti, il mercato e, più in generale, i suoi stakeholder e al fine di evitare spaccature nel corpo sociale e tensioni che potrebbero mettere a repentaglio il ben avviato processo di rilancio della banca stessa».
Un rilancio che secondo Lovaglio, banchiere di 62 anni con un passato in Unicredit e un curriculum fatto di risultati molto lusinghieri alla guida della Bank Pekao in Polonia, può diventare «ancora più strutturato». Il candidato unico al ruolo di presidente della banca valtellinese ha rilasciato ieri un’intervista al Sole 24 Ore in cui definisce il Creval un istituto medio-piccolo «dall’enorme potenziale, che può ragionare su un percorso di crescita efficiente grazie ai dipendenti delle filiali, il vero patrimonio della banca. Nel Creval c’è la possibilità di mettere insieme questi fattori e farne un caso di successo. Ci sono tutti i presupposti, è una public company in cui tutte le parti vogliono creare valore». Ripartendo dal territorio valtellinese per diventare la banca di riferimento per famiglie e imprese. «Serve guardare soprattutto al retail e alle Pmi, o a segmenti in forte sviluppo come il consumer finance - ha aggiunto nell’intervista -. Questo porterà alla crescita anche in termini di numero di clienti, focalizzandosi sui loro bisogni in modo etico. In Polonia Bank Pekao è stata tra le pochissime banche a non offrire mutui in franchi svizzeri (che hanno beffato migliaia famiglie italiane con prodotti inizialmente vantaggiosi per il tasso d’interesse più basso, che poi si sono rivelati «ad alto rischio» a causa delle oscillazioni del mercato, ndr).
Il manager descrive Denis Dumont come «un imprenditore industriale che ha intenzione di generare ricchezza nell’interesse di tutti gli azionisti». E che guarda sempre di più all’Italia, dove il gruppo di Dumont, sotto il marchio Grand Frais, ribattezzato Banco Fresco da questa parte delle Alpi, punta ad avere un centinaio di punti vendita entro il 2023.
C’è, inoltre, anche una possibile fusione nel futuro del Creval. A fare riferimento all’ipotesi è lo stesso Lovaglio. Nel corso dell’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore il manager ha affermato che la banca deve prima puntare su un intenso rilancio commerciale, «che dovrà riportare la banca a essere redditizia e il titolo sul livello dei competitor», per poi guardare a possibili integrazioni. Secondo Lovaglio, l’integrazione con un altro player nazionale potrebbe avvenire nel giro di un paio di anni. Ma prima ci sono altre priorità e occorre essere focalizzati sugli obiettivi più immediati e stringenti.
«Se ci credono tutti gli stakeholder, clienti e dipendenti in testa, i risultati arriveranno. Il managment è stato bravissimo a varare il derisking e a raccogliere il capitale, anche grazie al supporto di Dumont. Ora bisogna concentrarsi sullo sviluppo della banca per generare redditività sostenibile».
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