Confindustria Lecco
Dodici imprenditori al lavoro
Fusione: una commissione studierà il nuovo soggetto, il mandato dei due presidenti terminerà nel 2022 - Plinio Agostoni: «Spero che Como ci ripensi in fretta»
Dopo il voto con cui i soci di Confindustria Lecco Sondrio e Confindustria Bergamo hanno approvato il protocollo con cui i rispettivi Consigli generali a inizio gennaio avevano aperto la strada alla fusione fra le due territoriali inizia ora il lavoro della Commissione che dovrà contribuire a trovare la quadra sulla nuova governance territoriale oltre che sugli aspetti organizzativi, associativi, di riordino delle società di servizi della nuova realtà che si chiamerà Confindustria Lombardia Nord.
Un lavoro fondamentale che i due presidenti delle territoriali, Lorenzo Riva (Lecco Sondrio) e Stefano Scaglia (Bergamo) hanno affidato ad alcuni fra gli imprenditori di maggior riferimento: sei per ciascuna delle due territoriali, col coordinamento dei direttori Giulio Sirtori (Confindustria Lecco Sondrio) e Paolo Piantoni (Confindustria Bergamo). Dodici imprenditori per un’unica Commissione, che svolgeranno la parte più “politica” del lavoro con la supervisione dei due direttori per gli aspetti tecnici e procedurali di quella che sarà un’aggregazione importante, con voti che incideranno in modo significativo sulle scelte complessive di Confindustria nazionale.
Secondo la prassi prevista da Confindustria nazionale, i due presidenti, entrambi in scadenza a giugno, potranno continuare a lavorare fino a quando, a fine 2022, porteranno a termine il progetto.
Fra i lecchesi in Commissione c’è anche Plinio Agostoni, vicepresidente di Icam, azienda con radici lecchesi e grande sede industriale a Orsenigo, nel Comasco, il quale sulla prima mission della Commissione afferma che «non si parte da zero, c’è già un impianto che prevede come gestire la governance, un accordo sulla base di alcune ipotesi di fondo». Agostoni ricorda come l’idea di fusione in Confindustria abbia radici lontane, fin dalla riforma interna Pesenti, in un percorso che, come ha ricordato Marco Fortis di Fondazione Edison nell’assemblea privata dell’associazione a Lecco, è bene che punti ad aggregazioni molto grandi «fino a includere tutto l’arco pedemontano da Varese a Brescia. Tuttavia – ci dice Agostoni – ricordo che la fusione del 2015 fra Lecco e Sondrio fu un primo passo fatto quando già però la storia più lunga, anzi la storia vera, era in corso con Como con cui Lecco è stata, lo scorso autunno, a un passo dal fondersi. Noi volevamo un’aggregazione che includesse anche Bergamo, Como non era d’accordo nel partire subito con un’aggregazione così grande e a un certo punto abbiamo dovuto decidere. Abbiamo avuto visioni diverse nella mentalità di collaborazione fra territori. Lecco – aggiunge Agostoni - ha scelto un approccio sul futuro, una visione più ottimista, disposta a scommettere sugli aspetti positivi della fusione con Bergamo per avere più forza nell’affrontare problemi e sfide comuni. A un certo punto la spinta di Lecco-Sondrio e di Bergamo nel dare impulso alla decisione di fondersi ha prevalso, ma mi auguro che si possa riprendere il discorso per favorire l’ingresso di Como, anche se mi rendo conto che da parte comasca rivedere la scelta di restarne fuori non sia cosa così rapida. Per quanto mi riguarda, da imprenditore sia comasco che lecchese vorrei che potessimo ripartire da Como. Mi auguro che Como ci ripensi».
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