Cronaca / Lecco città
Giovedì 08 Marzo 2018
«Con i dazi di Trump
si rischia l’invasione
dell’acciaio cinese»
La filieraI timori di Sabadini (Api) e Riva (Confindustria)
«I prodotti non venduti negli Usa arriveranno qui»
«Sono misure che nel medio periodo danneggiano tutti»
Confindustria e Api guardano con preoccupazione ai venti di guerra commerciale che si preparano a soffiare più forte da mercoledì prossimo, quando Donald Trump darà il via ufficiale ai dazi del 25% sull’acciaio e del 10% alluminio.
Una «guerra commerciale giusta», secondo il presidente Usa. «Nessuna guerra commerciale, ma sì a contromisure per salvaguardare occupazione e industria europea», ha risposto invece l’Ue.
Nel mezzo ci sono le imprese della filiera siderurgica anche lecchese, che si interrogano sul futuro di mercati e prezzi.
Per il presidente di Api Lecco, Luigi Sabadini i nuovi dazi sono «tanto più preoccupanti quanto più, nel caso di Trump, è stretto il tempo che passa fra gli annunci e la messa in pratica. Lo scenario che ci aspetta potrebbe essere quello della chiusura del mercato statunitense, col riversamento in Europa di tutto quello che non venderemo più negli Usa. E siccome l’Europa non sarà altrettanto rapida nelle contromisure, nel frattempo avremo un problema immediato di concorrenza spietata da materiali di importazione visto che la Cina ha come mercato l’Italia e in parte spingerà da noi l’offerta di ciò che non venderà più negli Usa».
Medio e lungo periodo
Stesso sentiment in Confindustria circa i rischi per le imprese, per le quali, ci dice il presidente Lorenzo Riva, «questi dazi, se effettivamente attivati, rappresenterebbero in primo luogo un muro verso un mercato che è importante, anche se non il primo sbocco per questo comparto. Il rischio maggiore è tuttavia un altro, ovvero la conseguente disponibilità sui mercati di acciaio o alluminio provenienti da Paesi asiatici o da altre aree, che non trovando sbocco negli Usa potrebbero dirigersi verso l’Europa».
Sulla decisione di Trump, Riva afferma di comprendere «la volontà di un presidente di preservare le imprese del proprio Paese, ma non credo – aggiunge - che nel medio e lungo periodo le misure protezionistiche possano portare benefici al mercato mondiale e quindi anche agli Stati Uniti. Inoltre, se davvero si scatenerà l’escalation prospettata saranno penalizzati anche i cittadini americani che non vorranno privarsi della possibilità di acquistare prodotti “made in Italy».
Globalizzazione
Riva sottolinea gli effetti dell’escalation protezionista annunciata a più riprese da Trump, e ricorda che così facendo gli Usa «con l’intento di proteggere le proprie aziende, rischiano di penalizzare non solo quelle degli altri Paesi ma anche il mercato nel suo complesso. Tanto è vero le Borse hanno mal reagito all’annuncio di queste misure che, andando a proteggere alcuni comparti, rischiano di danneggiare altri settori industriali, anche statunitensi».
Ma i dazi che Bruxelles sta studiando in risposta a Trump, secondo Riva potrebbero non essere una soluzione visto che alla fine «le ritorsioni su altri prodotti vanno a penalizzare tutto il mercato. Per contrastare il fenomeno è stata importante l’azione svolta da Confindustria per sensibilizzare le istituzioni europee ad agire per rafforzare la difesa commerciale e contrastare le importazioni a basso prezzo da Paesi terzi; il nuovo sistema sarà utile per arginare anche la situazione cui facevo cenno ma bisogna continuare a mantenere alta l’attenzione».
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