Comunità di via Gaggio, 50 anni di impegno per i giovani in difficoltà

La Comunità di via Gaggio compie cinquant’anni. Nel 1975 venne fondata l’associazione, la cui prima sede fu l’appartamento di via Gaggio, 52 a Malgrate, dove abitavano Angelo Cupini e Roberto Rocchi, due padri clarettiani. Con padre Angelo Cupini cerchiamo di attraversare questi cinquant’anni, evidenziandone i momenti fatidici.

Perché nasce la Comunità di via Gaggio?

Sono diventato prete nel 1966 e per due anni ho fatto l’animatore dei giovani nel seminario di Lierna. Per qualche anno abbiamo collaborato con il Centro Volontari della Sofferenza, poi abbiamo incrociato un mondo periferico fatto di giovani in difficoltà, spesso vittime della tossicodipendenza. Io e Roberto Rocchi abbiamo deciso di seguire questo filone di giovani ai margini.

Cosa volle dire per voi questa scelta coraggiosa?

Fu un gesto duro di azzeramento: non potevamo dire di essere clarettiani, non appartenevamo a nessuna chiesa locale, non c’era un riconoscimento del contesto sociale. Eravamo nessuno per tutti. C’era il conforto dell’accoglienza da parte di monsignor Enrico Assi, prevosto della città di Lecco, che intuì che portavamo qualcosa di nuovo.

Da dove arriva il nome della Comunità?

La Comunità di via Gaggio porta il nome della via situata nel paese di Malgrate, dove nel 1975, io e padre Roberto Rocchi siamo andati ad abitare. Ci è stato raccontato che “Gaggio” nella lingua longobarda, era il bosco comune nel quale si andava a fare legna per la vita domestica. Questo nome e questa funzione ce la portiamo da cinquant’anni.

Negli anni successivi sono state diverse le vostre “case”. Ce ne vuole parlare?

L’accoglienza di giovani con problemi di dipendenza comincia a Introzzo, alla Casa Beneficio messa a disposizione dalla parrocchia. Negli anni seguenti al 1977 abbiamo investito nella ristrutturazione dell’edificio, nella presa in carico di lavori di manutenzione e di allevamento di animali da cortile. Nel 1982 abbiamo acquistato e ristrutturato una porzione di edificio a Marconaga nel comune di Ello. In tutto questo era evidente che dovevamo imparare dagli altri, come per esempio dall’esperienza di don Ciotti a Torino, e per questo la nostra comunità fu tra i fondatori del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza. Questa partecipazione ci mise in rete con l’Italia del volontariato.

Altro punto di riferimento fondamentale per la Comunità fu via Carlo Cattaneo a Lecco. Cosa significò per voi?

Arrivai in via Carlo Cattaneo cercando la Cereria S. Girolamo, situata al numero 62, in un cortile interno. Qui incontrai Ugo Riva: lui e la sua famiglia ci accolsero e per la nostra storia furono molto importanti. Dal lui in via Sant’Agnese a Chiuso ho avuto la prima ospitalità all’inizio degli anni ‘70, mentre cercavo di organizzare la mia vita nomade con i giovani alternativi e al tempo stesso dipendenti dalle sostanze.

Ugo Riva accolse anche quei giovani alla ricerca di una nuova esistenza. In che modo?

Ugo iniziò lentamente ad accettare nel suo lavoro, oltre me, anche giovani “drogati”, come diceva, e obiettori, superando una certa paura del giudizio dei preti e della gente perbene che aveva molta stima della sua bottega. Trasmise le sue competenze, i suoi trucchi sul mestiere e alla fine cedette la sua azienda perché andasse avanti e rimanesse utile per i giovani. In via Cattaneo prendemmo in affitto degli spazi per dialogare con la città. Via Carlo Cattaneo è stata luogo di pensiero e di visite.

Quando nasce la Casa sul Pozzo a Chiuso?

Sorge nel 2000 ed è una casa-sintesi di tutte le precedenti esperienze dell’abitare, del convivere, del lavorare, del cercare, che la comunità di via Gaggio ha vissuto. E’ sorta dove c’era un fienile di fine Seicento. Riorganizzare questo immobile è stata un’esperienza umana di grande intensità e coinvolgimento. La Casa sul Pozzo ha affondato le radici nella prassi nonviolenta dell’associazione Comunità di via Gaggio, elaborando un progetto e un metodo, aprendosi alla compagnia di centinaia di adolescenti e giovani di molti Paesi del mondo.

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