Chef Claudio Prandi, il ricordo di alcuni colleghi

La scomparsa di chef Prandi a 74 anni ha colpito molto il mondo della ristorazione lecchese e non solo. «Claudio è stato una persona deliziosa che si faceva in quattro per tutti. Ha avuto un grande cuore e non si è mai risparmiato»

La scomparsa di Claudio Prandi ha colpito molto i lecchesi. E’ la conferma che se n’è andato un uomo che era entrato nella storia della nostra città. Claudio Prandi, poi, non è stato solo un grande chef, ma ha rappresentato per molti un esempio da seguire. Lo hanno confermato alcuni chef che hanno lavorato con lui.

«Claudio è stato una persona deliziosa che si faceva in quattro per tutti. Ha avuto un grande cuore e non si è mai risparmiato». Sono le parole di Gigi De Paoli, lo chef che ha fatto da spalla a Prandi per una vita intera: «Ho fatto la scuola alberghiera a Bormio e stavo lavorando ai Bagni Nuovi quando è arrivato il signor Bruno Gobbi e mi ha convinto a venire al Griso. Ho fatto uno stage di tre mesi e poi, dopo qualche tempo, ci sono tornato e non me ne sono più andato. Sono arrivato al Griso che avevo 18 anni e Prandi non ne aveva molti più di me, ma era già il capo della cucina dell’hotel di Malgrate. Lui peraltro era veramente un fenomeno. Iniziava alle cinque di mattina quando andava a comprare il pesce e la verdura e finiva a mezzanotte. Non mollava mai e sapeva trattare come nessuno delle materie prime che erano l’eccellenza».

Chiediamo a De Paoli se in quegli anni si rendevano conto di essere protagonisti della storia della cucina italiana: «Capivamo che stavamo facendo qualcosa di nuovo e diverso, tutti noi ci applicavamo, ma quello che tirava la carretta era Claudio. Lui con il signor Gobbi si recò in Francia, assorbendo novità che poi finivano nelle cucine di Malgrate. Lui andò in Giappone e seppe portare a casa nuove tecniche soprattutto nella lavorazione del pesce. Erano gli anni in cui al Griso arrivavano ragazzi da tutto il mondo per imparare la cucina di Claudio Prandi. Lui amava troppo il suo lavoro e non si risparmiava, anche se non ha mai fatto pesare la sua classe».

Anche Luca Mozzanica, chef del ristorante Amandus dell’Hotel Villa Lario Resort, è stato al Griso con Prandi, quando aveva due stelle Michelin: «Claudio è stato il mio maestro, praticamente un secondo padre. Tra le varie esperienze che abbiamo condiviso siamo stati insieme vent’anni ed ho potuto apprezzare la sua grande professionalità ed umanità. E’ stato uno chef di una classe unica, ma è sempre rimasto una persona umile, sempre disponibile e questa era la cifra di un uomo veramente raro».

Un altro chef che ha trascorso degli anni accanto a Prandi al Griso, è Antonio Ietto poi approdato all’«Antica Osteria del Ponte» di Ezio Santin che arriverà alle tre stelle Michelin: «Per me Prandi era un uomo ed un cuoco eccezionale. Grazie a lui ho imparato come si sta in cucina. Quelli al Griso furono anni fondamentali. Quando sono arrivato si faceva ancora una cucina abbastanza tradizionale, ma in breve tutto è cambiato, ispirandosi soprattutto alla cucina francese. Ricordo il pesce fresco che arrivava dalla Sardegna, i gamberi di fiume e l’altissima qualità di una cucina che era tra le prime in tutta Italia. Perché non dobbiamo dimenticare che in quel momento in Italia i due stelle Michelin erano quattro o cinque, non di più. Prandi e Santin sono stati i miei veri maestri».

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