Cronaca / Lecco città
Martedì 06 Ottobre 2020
Che “remuntada”
per Gattinoni
Un soffio di 31 voti
Il trionfoUn ballottaggio vietato ai deboli di cuore
ha infine premiato il candidato del centrosinistra
Una giornata agonica e surreale, per niente adatta ai deboli di cuore. Alla fine ha vinto Mauro Gattinoni, con una “remuntada” che a Lecco mancava dai tempi di Lorenzo Bodega.
Quasi duemila voti in meno di Peppino Ciresa al primo turno, trenta (e sottolineiamo trenta, anzi trentuno) in più al ballottaggio.
Sarà sindaco di Lecco e successore di Virginio Brivio, proseguendo un governo di centrosinistra che raggiunge il suo terzo mandato.
Una battaglia di 120 minuti
Al limite del non credibile l’idea che, tra la chiusura dei seggi alle 15 e la sostanziale ufficialità alle 17, siano trascorse solo due ore. Perché in mezzo, in quei 120 minuti, c’è stata una vera e propria battaglia politica, rione per rione, sezione per sezione, voto per voto.
Durante i primi dieci minuti di attesa, ecco arrivare due dati. L’affluenza al 57% (quindi appaiata a quello che era il dato del primo turno di cinque anni fa, e tutto sommato solo 7 punti sotto il primo turno di due settimane fa) già parlava di una spremitura molto attenta di ogni possibile sacca di voti da parte di entrambe le coalizioni.
Quindi, il miniseggio degli Istituti Airoldi e Muzzi: 30 a 18 per Mauro Gattinoni. Trenta, praticamente come il distacco finale tra i due competitor, in una circolarità che letta a posteriori ha il senso di una vera e propria beffa.
Sono sufficienti pochi minuti, comunque, ed ecco arrivare i primi seggi. Gattinoni recupera visibilmente terreno rispetto al primo turno: l’area di centrosinistra (che sia per indicazione diretta di Appello per Lecco o semplicemente per vocazione di ciascun elettore) ha tutta l’aria di essersi ricompattata. Eppure, si commenta tra addetti ai lavori, ci sono ancora diverse sezioni in cui il centrodestra ha pieno controllo, da centro Lecco a Castello, passando per Santo Stefano.
Giunti a un terzo dello scrutinio, con i parziali reali distanti poche decine di voti e ben due sezioni in perfetta parità, la diagnosi è servita: si conterà fino all’ultimo seggio.
Poi, accade l’imponderabile. Come su due binari paralleli la conta prosegue separata. In casa centrosinistra si viaggia sui report ufficiosi dei rappresentanti di lista, con Gattinoni sempre avanti di circa un centinaio di voti e che chiuderebbe la partita avanti i 167 (fonte del Pd, su in quel di Rancio). E qui, inizialmente, partono le esultanze. Chi segue lo spoglio ufficializzato dal Viminale, invece, vede sempre in testa Ciresa.
All’ultimo seggio, mentre qualcuno ha già stappato le prime bottiglie di spumante in casa centrosinistra, la Prefettura assegna qualche decina di margine al centrodestra. Non tutti stanno tenendo d’occhio la conta (più lenta di 15 o 20 minuti) dei siti istituzionali, ma tra chi lo fa le esultanze sembrano morire improvvisamente in gola. In casa dem ci si rende conto che un seggio è stato invertito: il margine su Ciresa sarebbe solo di trenta voti.
Attesa spasmodica
L’attesa è spasmodica, ma breve. Tempo qualche minuto e anche il Viminale conferma: l’ultimo seggio ribalta la contesa, Gattinoni avanti di quelle famose 31 schede.
In Viale Dante, sede di Fattore Lecco, scoppia l’entusiasmo. Contemporaneamente, in via Roma, sede della coalizione di centrodestra, sono in pochi a voler condividere pubblicamente un’amarezza senza paragoni. Trecento voti alla vittoria al primo turno, addirittura trenta al secondo. A questi livelli di dettaglio conta sì il progetto politico, ma anche la fortuna. E, decisamente, quest’ultima non ha arriso né al centrodestra né a Ciresa.
Quel che è certo è che si è compiuto ieri un cammino che più lungo di così non poteva essere. Da record la durata della campagna elettorale (quasi un anno), da record la pausa forzata imposta dal Covid (i tre mesi duri di lockdown), da record i nomi “bruciati” nelle fasi preliminari della competizione (tra destra e sinistra se ne contano quasi una decina).
Insomma, la successione al decennio di Virginio Brivio è stata comunque travagliata e politicamente drammatica. Ed è forse normale che sia stato così. Le stesse pesanti schermaglie che entrambe le parti in causa hanno lamentato in campagna elettorale trovano probabilmente la loro ragion d’essere nell’assoluta eccezionalità dello snodo politico locale (la sinistra che cercava una nuova ricetta civica, la destra impegnata con difficili prove di band reunion) e, probabilmente, anche nell’intasamento politico che hanno vissuto certi ambiti sociali (gli oratori, le professioni) e certi quartieri (Santo Stefano e Germanedo su tutti).
I due competitor, ad ogni modo, non si sono sentiti e difficilmente lo faranno nei prossimi giorni con la necessaria serenità d’animo. La città è spaccata e la voglia di novità, dall’una e dall’altra parte tracima con evidenza. Ma il doppio turno e il premio di maggioranza servono anche a questo: a dare a chi promette cambiamento gli strumenti per farlo, anche con un voto in più. Quel qualcuno è, da ieri, Mauro Gattinoni.
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